Tutto su sua madre. Costanza Quatriglio con Nada (e un po’ di Guareschi) per la favola di Rai1
C’è ancora il romanzo di Nada (“Il mio cuore umano”, Edizioni di Atlantide) alla base de “La bambina che non voleva cantare”, il film tv in onda il 10 marzo su Rai1, in prima serata, col quale Costanza Quatriglio torna nel mondo della cantante livornese dopo il documentario del 2009. Una favola godibile che va al cuore del rapporto madre-figlia, nella toscana anni 50/60 un po’ alla Guareschi. Brave le interpreti (Giulietta Rebeggiani e Tecla Insolia, rispettivamente Nada bambina e adolescente) e brava la regista che ha saputo rendere con delicatezza e cura un bell’affresco umano e d’epoca …
C’è pure un pizzico di Guareschi in questa campagna toscana, tra i Cinquanta e i Sessanta, in cui Nada bambina si rigira arrabbiata verso la nonna che vuole spedirla al coro delle suore: “Ma noi siamo comunisti”.
E, invece, come in una storia di Peppone e Don Camillo saranno proprio le suore (anzi, una soprattutto, col volto di Paola Minaccioni) a far scoprire il talento nascosto del Pulcino di Gabbro, quella voce un po’ roca e unica nel suo genere che la porterà appena quindicenne sotto i riflettori di Sanremo, trasformandola per sempre in un’icona generazionale.
Questa però è la fine della storia. E non c’è certo rischio di spoiler. La storia è quella che viene prima del successo. L’infanzia contadina, i giochi in campagna, nonna, sorella e papà affettuosi e, poi, la madre (Carolina Crescentini con più occhiaie del solito). Anzi, l’assenza di questa donna sofferente, consumata dalla depressione (in un mondo che ancora non sapeva bene cosa fosse) che trasforma le doti canore della sua bambina in una sorta di ossessione che la tiene in vita, scatenando nella piccola un ricatto emotivo dal quale si libererà molti anni dopo.
La bambina che non voleva cantare, insomma, lo farà solo per veder felice la sua mamma infelice. Ed eccoci al cuore della storia. Costanza Quatriglio c’ha puntato dritta, narrando il rapporto madre-figlia, in questa sua inedita e delicata favala per Rai1 (in onda il 10 marzo in prima serata) a cui è arrivata conoscendo molto bene il cuore di Nada.
L’aveva già “maneggiato con cura”, del resto, in quel documentario del 2009 che, a partire dalle stesse pagine del romanzo-diario di Nada (Il mio cuore umano, ripubblicato ora da Edizioni di Atlantide) narra più o meno le stesse ferite d’infanzia e la riconciliazione con i suoi luoghi d’origine.
Nel film tv, sceneggiato a quattro mani con Monica Rametta, Costanza Quatriglio sceglie in più quel tono un po’ fiabesco, del resto presente nello stesso romanzo (in tanti hanno parlato di realismo magico) che fa de La bambina che non voleva cantare un bell’esempio di buona televisione, o cinema per il grande pubblico, come preferite. Del resto il suo tocco, le sue qualità d’autrice, apprezzate ormai da anni nella sua produzione nutrita delle più forti tensioni civili, emergono tutte.
La scelta delle interpreti, per esempio. Azzeccatissime sia la Nada bambina (Giulietta Rebeggiani) che quella adolescente (Tecla Insolia), dirette entrambe con grande sapienza. Speciale la cura nella ricostruzione d’epoca, spesso, invece, davvero sciatta nelle produzioni “sorelle” di Raifiction (qui produce in collaborazione co Picomedia). E ancora il piacere del dialetto toscano (che noia invece l’italiano appiattito della tv) e la delicatezza dello stesso racconto, con un godibile mix di leggerezza e (melo)dramma. La musica d’epoca, poi, Claudio Villa, la Vanoni, Paoli, Mina che porta a sua volta l’emozione di un tempo che fu. E che Costanza Quatriglio ha saputo raccontare al meglio col suo cuore umano di oggi.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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