Un salvagente per i fascisti. Il “Comandante” strabico di Favino da Venezia 80 alla sala

In sala dal 31 ottobre (per 01 Distribution)”Comandante” di Edoardo De Angelis e apertura della Mostra del Cinema di Venezia 80. Sotto l’armatura discreta del film di genere, il regista e Sandro Veronesi si concentrano sulla legge del mare e dimenticano quella della politica. Il Salvatore Todaro fascista lascia il posto all’eroe italiano e il film si immerge in uno strabismo che lascia perplessi. Dal film l’omonimo libro di Veronesi-De Angelis in libreria per Bompiani …

Salvatore Todaro è un uomo tutto d’un pezzo, un uomo di mare, un uomo vero dalla schiena dritta a dispetto di una vertebra spezzata che contrasta con un rigido busto ortopedico e iniezioni di antidolorifica morfina.

È l’uomo-Todaro, che si antepone al Todaro-Comandante del sommergibile Cappellini nella campagna atlantica del 1940. Egli risponde prima di ogni altra cosa ad una ferrea etica e osservanza alle leggi secolari della marineria, anche disobbedendo alle regole della guerra, se costretto ad una scelta. Ecco a grandissime linee i cardini di Comandante di Edoardo De Angelis, film d’apertura e primo dei sei italiani in concorso, della Mostra numero 80.

Una produzione da 14,5 milioni di euro investita in gran parte nella fedele ricostruzione del sommergibile Comandante Cappellini, 73 metri di lunghezza per 70 tonnellate di peso, e negli effetti visivi. Il film preso di per sé può risultare anche compatto, tutto sommato fedele alle regole del genere cinematografico bellico-subacqueo che ha avuto illustri precedenti internazionali nel solco del quale si va ad inserire senza sudditanza.

E però… si c’è un “però” enorme: la discreta confezione formale, la bravura di Favino/Todaro come di tutto il cast, la fotografia livida, la resa claustrofobica degli spazi angusti sono il difetto di questo film che spinge a interessarsi alla vicenda scivolando inconsapevolmente lungo una pericolosa china.

Edoardo De Angelis racconta di aver scoperto la storia grazie al discorso pronunciato nel 2018 dall’ammiraglio Giovanni Pettorino in occasione dei 153 anni della Guardia Costiera, in cui si citava il Comandante Todaro come esempio in riferimento alle politiche governative di allora – Presidente del Consiglio Conte e Ministro dell’Interno Salvini – contro le ONG e in generale circa la gestione della crisi dei migranti. Bene, bravo.

Tuttavia per tutto il film, ma proprio dall’inizio alla fine, Salvatore Todaro seppellisce l’uomo profondamente etico sotto strati e strati, insistiti fino al fastidio fisico, delle più stucchevoli retoriche sull’italianità. Non solo, nelle poche scene a terra nelle quali compare una donna, si tratti della moglie o delle infermiere amorevolmente caritatevoli si tratta di caricature insipide e di nessun spessore. Le infermiere, in particolare confermano quello che cantava De Gregori: che la guerra è bella anche se fa male, che torneremo ancora a cantare e a farci fare l’amore dalle infermiere.

Infatti le infermiere fanno l’amore coi marinai e vedendoli partire sospirano temendo di non vederne il ritorno mentre l’equipaggio si avvia in marcia cadenzata lungo la banchina cantando come un sol uomo e come fosse un inno di battaglia Un’ora sola ti vorrei (canzone di Pippo Barzizza del 1938, a noi nota nelle interpretazioni sixties di Fausto Leali e Ornella Vanoni). Scena involontariamente comica che rimanda istintivamente alla mente Alberto Sordi e Monica Vitti con l’indimenticabile Bella hawaiana beccate ‘sta banana.
 Ah, in un’altra scena non ci viene risparmiato nemmeno un mandolino ad accompagnare una cameratesca ‘O Surdato ‘Nnammurato.

Ma torniamo al punto: Todaro sarà anche stato l’uomo che ha affondato il mercantile belga e raccolto i naufraghi per poi affrontare una pericolosa navigazione in superficie per sbarcarli in un porto sicuro dell’isola di Madeira. le cronache e la storia raccontata nel film dicono questo, perché dubitarne? Però è una storia ben singolare e in quanto tale narra di un fatto singolo, del Comandante Salvatore Todaro, non dell’uomo metafora di un popolo, di una nazione. Non in epoca fascista e non oggi.

Invece De Angelis, che del film è anche sceneggiatore, assieme a Sandro Veronesi, sembra voler dire di un tutto e non di un’eccezione. Oppure si vuol dire che il popolo è migliore dei suoi governanti? Cioè che Todaro e il suo equipaggio sono migliori di Mussolini e di Hitler perché agiscono secondo coscienza? I pescatori di Lampedusa sono migliori dei governanti italiani (ci vuole poco, pochissimo) quando salvano dal naufragio i migranti?

Certo che sono senza dubbio migliori,… ma purtroppo sono singoli. Eccezioni, non regole… la regola ci dice che allora il popolo nella sua maggioranza ha creduto alle panzane del fascismo e per lo stesso motivo oggi abbiamo un governo di estrema destra. Ecco il vero difetto di un film che, alla fine, spiace doverlo dire, risulta paraculo.

Un film strabico che guarda contemporaneamente a destra e a sinistra (probabile che anche grazie a questo si sia ottenuto un simile budget).Alla fine, sbarcati i naufraghi sani e salvi, il sommergibile riprende il largo. Fine, titoli di coda. Applausi in sala (pochissimi).

Nota: Todaro e il suo apparato etico, nel 1941, un anno dopo i fatti narrati, chiese ed ottenne il trasferimento alla X Mas, ma queste sono minuzie, dettagli.