Una risata per unire le due rive del Mediterraneo. “La settimana senza dio” il film caso in Tunisia arriva al cinema
“La settimana senza Dio”, ovvero, come resistere una settimana in Tunisia tra incomprensioni e raggiri, nella speranza di sposare il tuo amore musulmano. È il film del regista Mourad Ben Cheikh, diventato un caso in Tunisia e frutto di una coproduzione italo-tunisina (Habib Attia, Silvia Innocenzi, Giovanni Saulini). Nonostante sia stato abrogato il divieto per le donne di sposare un non musulmano (gli uomini potevano farlo da decenni) restano tanti i preconcetti. Così che il leccese Amadeus e la sua bella Badra tante difficoltà dovranno affrontare. Dal romanzo “La marmitte d’ Ayoub” di Med Ridha Ben Hamouda che tanto deve a “l’Aulularia” di Plauto. Presentato al Bif&st di Bari è ora nei cinema a Cagliari, a Roma dal 23 aprile al Delle Province e dal 24 aprile al Tiziano. Sempre il 24 aprile anche a Torino ai Fratelli Marx (qui tutte le sale)..
Ci sono autori non europei nella letteratura, nel cinema, nell’arte, nella musica che hanno scelto il nostro Paese e riescono con l’arte ad aprire confronti, a superare, almeno nel loro campo, barriere e confini che per molti restano invalicabili. Penso a Pap Khouma, senagalese, per tanti anni collaborare dell’Unità, che da tempo intesse reti per valorizzare il contributo di altre letterature nell’italiano.
Con La settimana senza Dio il regista tunisino Mourad Ben Cheikh si colloca in questa schiera. Non solo perché il suo film parla degli ostacoli che una tunisina e un italiano devono superare per riuscire a sposarsi e mette a nudo diffidenze, preconcetti e vizi di entrambe le culture.
La cosa più curiosa è lo sguardo scelto dal regista per sviluppare la sua commedia, che attinge a piene mani all’opera di Plauto, vissuto all’epoca della seconda guerra punica. C’è il gusto per l’equivoco, la capacità di cucire attorno ai personaggi una maschera che ci consente di stare dalla loro parte e ridere di loro, ma soprattutto c’è la convinzione che la vita è più imprevedibile delle nostre congetture e restare dalla parte della leggerezza ci permette di resistere in questi tempi d’incertezza.
La commedia è liberamente ispirata al romanzo di Med Ridha Ben Hamouda La marmitte d’ Ayoub, (Sur edition), non ancora tradotto in italiano, che a sua volta omaggia fin dal titolo l’Aulularia di Plauto.
Spiega Mourad Ben Cheikh: “Quando ho letto il capitolo intitolato La semaine sans Dieu del romanzo La marmite d’Ayoub ho riso di gusto di quest’italiano, Amadeus, che rischia l’integrità per amore della tenera Badra. Adattando il testo per il cinema, mi sono divertito a tradurre in immagini le emozioni e i sentimenti, al di là delle battute. In questo momento esiste, fra le due sponde del mediterraneo, il bisogno di incontrarsi intorno ad una bella e sincera risata. Una risata che possa aiutare a superare tutti i motivi che ci tengono lontani”.
La commedia – a parte diversi flash back – è ambientata in Tunisia e sono i costumi e i condizionamenti di larga parte del popolo tunisino a finire nell’obiettivo del regista. Nonostante sia stato abrogato ormai nel 2017 il divieto per le donne di sposare un non musulmano (gli uomini potevano farlo da decenni) restano tanti i preconcetti.
Ma se i due poveretti sono dovuti correre a Tunisi a sposarsi è perché in Italia Betti rischia espulsione e rimpatrio per aver accusato di molestie il suo ex datore di lavoro. Esilarante è il monologo del padre di Badra/Betti intrappolato tra il desiderio di revanche per le sofferenze patite dagli avi durante il colonialismo e le convenienze che il matrimonio porterebbe per la sua famiglia. Badra/Betti evidentemente la più sveglia della famiglia, quella che ha fatto con successo ciò che tutti i fratelli vorrebbero ma non riescono a fare, benché libera, autonoma, e intraprendente ricalca un po’ la maschera della serva furba, ma senza perdere la tenerezza.
La storia gira intorno al tentativo di Amadeus, il benestante ma goffo fidanzato leccese di Betti, di salvare il suo prepuzio, richiesta che insieme alla conversione all’islam e al cambio del nome sembra sia la condizione indispensabile per poter sposare l’amata. Il buon Amadeus sopporta con pazienza bizze e dispetti della sgangherata famiglia di Betti, finge di non accorgersi dei tentativi di spennarlo da parte dei fratelli della sua ragazza, per amore accetta di buon grado le trame interessate di zii e vicini vari, ma rifiuta di circoncidersi da adulto. La situazione s’ingarbuglia fino all’ultimo minuto.
Successo di botteghino in Tunisia in Italia è stato presentato al festival di Bari.
Prodotto da Habib Attia, Silvia Innocenzi, Giovanni Saulini, è una coproduzione italo-tunisina, girata tra l’altro con il contributo della regione Puglia. Nicola Nocella nei panni di Amadeus è convincente. Il regista si ritaglia un piccolo ruolo curioso, che sembra quasi rivolgersi direttamente al pubblico del film.
Carla Chelo
Giornalista. Ha lavorato all'Unità, al settimanale Diario e in tv (Mediaset). Ha scritto un paio di libri insieme a un'amica, Alice Werblowsky e da sola una guida sul verde in città: "Milano, Parchi e giardini", Touring club italiano.