L’Angola liberata di Kapuscinski. E la storia è più bella in cartoon

In sala dal 24 aprile (per I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection), “Ancora un giorno”, film d’animazione (e parte di repertorio) dall’omonimo libro (Feltrinelli) del celebre reporter e scrittore polacco, Ryszard Kapuscinski. La liberazione dell’Angola, nel ’75, diventa una pagina di storia appassionante. E un omaggio al giornalismo militante. Passato a Cannes 2018 …

Reporter coraggiosi nel cuore dei conflitti. Nel giorno del tappeto rosso per le combattenti curde di Eva Husson (Les filles du soleil), popolpettone retorico in corsa per la Palma (sigh), Cannes nel “silenzio” delle proiezioni speciali tira giù il suo asso: Another Day of Life (Ancora un giorno), mix d’animazione e documentario sulla guerra civile in Angola, fotografata da Ryszard Kapuscinski (1932-2007), il grande reporter e scrittore polacco, per tanti anni perso per il mondo, lì dove rivoluzioni, conflitti e crisi lo chiamavano per essere raccontate.

È dal suo libro, Ancora un giorno (Feltrinelli), infatti che prende le mosse questo film-omaggio firmato a quattro mani da due giovani esordienti: l’esperto di animazione polacco Damian Nenow e il documentarista spagnolo Raul De La Fuente. Il risultato è un racconto emozionante, un thriller da seguire tutto d’un fiato, in cui la realtà entra spiazzante nel racconto attraverso brevi filmati di repertorio e, soprattutto, le testimonianze dei protagonisti in carne ed ossa che vediamo segnati dagli anni e dal peso della Storia.

Siamo in Angola alla fine dell’estete del ’75. Finita l’era coloniale portoghese comincia quella della guerra civile. Due fronti contrapposti sostenuti l’uno dall’URSS e l’altro dagli Usa. Sono gli anni della guerra fredda e il mondo, soprattutto il Terzo Mondo, è abituato ad assistere troppo spesso impotente alla sua spartizione.

Kapuscinski, corrispondente dell’agenzia di stampa statale polacca, paese della Cortina di ferro, lo sa più di tutti. Ma sa anche e soprattutto da che parte stare. Quando Fidel manderà in gran segreto le sue truppe per difendere l’Angola dall’invasione inattesa dei carri armati sudafricani, lui sceglierà di non diffondere la notizia. Farlo, gli dicono i resistenti del Movimento popolare di liberazione, significherebbe correre il rischio di aprire ad un intervento massiccio della Cia. Kapuscinski è un giornalista, sa di avere in mano lo scoop della sua vita, ma rinuncia: la liberazione dell’Angola è più importante.

Nel mezzo ci sono il suo coraggio e la militanza che lo porteranno a seguire da vicino, molto vicino, i fronti e gli esponenti del MPLA. L’orgogliosa guerrigliera Carlota (è in copertina nel romanzo), neanche 20 anni, che Kapuscinski  porterà sulla coscienza dopo averla vista morire sul suo convoglio. Il reporter angolano che lo accompagnerà nel suo lungo viaggio tra gli orrori del paese in guerra, di cui non solo l’animazione, ma anche il repertorio ci mostrerà uno dei massacri di civili più efferati della storia africana. E ancora Farrusco, il Che Guevara dell’Angola, che con soli cinquanta guerriglieri ha tenuto testa ai carri armati sudafricani fino all’arrivo dei rinforzi cubani.

I loro volti, reali, ci appaiono attraverso le foto e le interviste, quasi come fantasmi dimenticati. Mentre la messa in scena gioca con le possibilità dell’animazione, offrendo spaccati di caos fisico e mentale di sorprendente efficacia. Viene in mente il graphic journalism schierato del nostro Gianluca Costantini, col quale Another Day of Life condivide sicuramente la militanza.