Nel mezzo del cammin di nostra vita… Depardieu si perde nel bosco

Gérard Depardieu si perde nel bosco. È questa, non in sintesi, la trama e la sostanza simbolica di “The End”, il film di Guillaume Nicloux presentato alla Berlinale 2016 nella sezione Forum…

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Nicloux, dopo l’adattamento de La religiosa di Diderot in concorso a Berlino 2013, firma ora, The End, un progetto personale: la storia di un uomo divorziato, in compagnia solo del suo cane, che si alza una mattina e va a caccia come sempre. Stavolta però smarrisce prima l’animale e poi la strada del ritorno, ed è costretto a sopravvivere nel bosco. Così Depardieu affronta strani eventi: prima la minaccia degli scorpioni, poi l’incontro con due figure enigmatiche, un uomo e una donna. Quest’ultima che si presenta completamente nuda e si scoprirà (forse) vittima di un abuso.

La pellicola gioca evidentemente sulla metafora della fine, pescando dal teatro dell’assurdo, da Beckett e Carrol. Con sguardo onirico e paradossale inscena la parabola di un uomo, a metà del suo percorso esistenziale, che prende fora nel suo smarrimento nella foresta.

Lo spazio allegorico della selva rappresenta una deriva, il luogo mentale in cui perdersi in attesa della conclusione: chi è la ragazza che Depardieu ncontra? È forse la fine stessa oppure, più sottilmente, una vittima da aiutare in apparenza salvo poi, fuori dalla retorica della solidarietà, iscriversi anch’essi nella lista degli abusatori?

Tutto è ambiguo e sfuggente, in primis l’atto di perdersi nei boschi dietro casa, poi l’assurdo di incontrare persone che non aiutano ma ingarbugliano la matassa. Depardieu, sempre in scena, offre un’ interpretazione iconica con il corpo appesantito e sformato: l’attore-totem mostra se stesso e già restituisce la fame, la sete, la fatica di dormire all’aperto. Intreccio fuori dal binario della realtà, proposta peculiare che coltiva apertamente la metafora, un piccolo mistero che il colpo di scena finale non vuole esaurire.