Addio Gaetano Di Vaio, produttore e militante. “Non mi avrete mai” è stata una scelta di vita

È scomparso a soli 56 anni Gaetano Di Vaio, sceneggiatore, regista, produttore e punto di riferimento per il cinema d’autore e indipendente. Tanti i successi raggiunti, sempre impegnato nel racconto della Napoli che nessuno vuole vedere e non solo. Attivo anche nel sociale ha compiuto il suo riscatto dopo una vita da “figlio del Bronx”. Come racconta nel suo magnifico romanzo “Non mi avrete mai” (Einaudi 2013) che speriamo possa diventare un film, così come lui stesso se l’era immaginato …

La storia della sua vita, ragazzo di strada e spacciatore a Scampia, con tanti anni di galera sulle spalle, diventato poi produttore di referimento del cinema indipendente italiano, premiato ai festival internazionali, l’ha raccontata nel suo romanzo (Non mi avrete mai, scritto a quattro mani con Guido Lombardi nel 2013) che sarebbe dovuto diventare un film. Ma è rimasto solo un progetto.

Ora chissà, all’indomani di questa sua morte assurda a soli 56 anni, il 22 maggio, dopo il ricovero in ospedale a seguito di un incidente in scooter, ora che il mondo del cinema resta sgomento, ma anche quello del sociale, forse quel progetto potrebbe essere anche un bel modo per ricordarlo.

Alla sceneggiatura aveva lavorato lui stesso a quattro mani con Beppe Gaudino, dopo uno dei successi ottenuti dalla sua casa di produzione, I figli del Bronx: la Coppa Volpi a Valeria Golino Per amor vostro (per la regia dello stesso Gaudino), più una cascata di David di Donatello. Successi a cui Gaetano negli anni si era abituato (è stato produttore della serie Gomorra; di Là bas – Educazione criminale incoronato come opera del futuro di Guido Lombardi a Venezia 2011; Take five sempre di Lomardi, Napoli Napoli Napoli di Abel Ferrara), ma senza mai dimenticare da dove fosse venuto e, il suo impegno nel cinema capace di raccontare la città che nessuno voleva vedere.

Gaetano Di Vaio è stato davvero un uomo speciale. Nato a Piscinola (il 27 febbraio 1968), uno dei quartieri a rischio di Napoli, con sei fratelli e tanta fame, uno zio così comunista «che passava solo col rosso», la nonna ottantenne, due genitori presenti nonostante tutto, fin da piccolissimo ha conosciuto le “tante mazzate” che, nelle “istituzioni totali”, sono la legge. Nel “collegio per bambini poveri” da piccolissimo, nel riformatorio e poi a Poggioreale. “Le botte – come racconta nel suo romanzo – erano sempre per lo stesso motivo: far capire chi comanda”.

Tra Piscinola, Marianella, Scampia, i tanti Bronx di Napoli, Gaetano ragazzo ha rapinato, spacciato, si è drogato ma non si è mai piegato, né alle “mazzate” dei poliziotti corrotti, né alle regole imposte dalla Camorra, alla quale non si è mai affiliato.

Poi il riscatto attraverso il cinema senza perdere di vista il suo passato, anche coi laboratori e le attività culturali, proprio lì a Scampia, col Collettivo Mina nato sui luoghi di Gomorra, la serie (come racconta Gianluca Arcopinto nel suo libro, Un fiume in piena) e punto di aggregazione e vero e proprio argine contro la Camorra. Una sponda, insomma, per tanti ragazzi da “strappare” alla strada o peggio a ‘O sistema, come da queste parti si chiama la criminalità organizzata, e che Gaetano conosceva bene.

Lo ricordiamo in particolare al festival dei libri contro le mafie, Trame, nell’edizione del 2013 al suo fianco per la presentazione del suo libro. Emozionato, anzi emozionatissimo. Eppure in un attimo capace di sciogliere un’intera platea coi suoi racconti di figlio del Bronx. “Non vendevo fragole, facevo altro”. Applausi, domande, entusiasmo. E ci piace ricordarlo così. Un uomo speciale che non mi avrete mai l’ha potuto dire davvero fino all’ultimo.