Alla scoperta del cinema di Giorgio Arlorio. Film, libro e dibattito alla Casa del cinema

Lunedì 10 dicembre alla Casa del cinema di Roma (ore 16.20) un pomeriggio dedicato al cinema del decano degli sceneggiatori, Giorgio Arlorio. Proiezione de “La patata bollente” di Steno, a seguire dibattito con i suo ex allievi del Centro sperimentale (Francesco Bruni, Ivan Cotroneo, Michele Pellegrini, Francesca Manieri e Filippo Gravino) e presentazione della sua autobiografia scritta a quattro mani con Caterina Taricano …

Film, dibattito e libro alla Casa del cinema di Roma. Pomeriggio nel segno del grande sceneggiatore Giorgio Arlorio, fresco di premio Prolo alla carriera al Torino filmfest, con la proiezione di uno dei suoi film di genere più fuori dagli schemi e anticipatori, La patata bollente, regia di Steno (’79) e la presentazione della sua autobiografia, scritta a quattro mani con Caterina Taricano.

Si parte alle 16.20 con il film, satira sull’omofobia interna al Pci, con uno strordinario Renato Pozzetto nei panni dell’operaio Bernardo Mambelli detto Gandhi, comunista di ferro ed ex pugile che per aver ospitato un ragazzo gay (Massimo Ranieri) picchiato dai fascisti si ritrova al centro delle critiche di compagni e fidanzata (Edwige Fenech).

«Inizialmente doveva essere un film unico, diretto da Nanni Loy – spiega lo stesso Arlorio -, diviso in due episodi. I protagonisti scelti per questi due episodi erano Nino Manfredi e Renato Pozzetto, che avrebbero dovuto apparire, l’uno nel film dell’altro, con un piccolo cameo. All’ultimo momento però Manfredi si è tirato indietro dicendo chiaramente che non voleva lavorare con un attore che a suo avviso non poteva avere un futuro nel cinema. Si sbagliava…».

A seguire, alle 18, incontro moderato da Felice Laudadio in cui parteciperanno gli sceneggiatori ex allievi di Arlorio, Francesco Bruni, Ivan Cotroneo, Filippo Gravino, Francesca Manieri e il critico Fabio Ferzetti. Sarà presentato dunque il volume di Giorgio Arlorio e Caterina Taricano, Viaggi non organizzati. La vita e il cinema di Giorgio Arlorio (Quaderni della Cineteca Nazionale n.10, Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Iacobelli Editore).

Giorgio Arlorio è il decano degli sceneggiatori italiani. Nato a Torino il 27 febbraio 1929 è qui che muovere i primi passi verso la carriera cinematografica, scrivendo racconti, pubblicando su diverse riviste sperimentali ed entrando in contatto con alcuni degli autori più importanti dell’epoca, come Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Anche se uno degli scrittori più amati, e anche fonte d’ispirazione, è certamente Beppe Fenoglio, di cui Arlorio alla fine degli anni ’70 adatta per la Rai il romanzo, La paga del sabato. Sempre a Torino si forma come aiuto regista e viene in contatto con due grandi nomi del cinema, fondamentali per la sua crescita professionale: Mario Soldati e Pietro Germi.

Negli anni ’50 si trasferisce definitivamente a Roma, dove comincia a lavorare come sceneggiatore. Il suo nome si lega ai più grandi maestri del cinema: Gillo Pontecorvo, Dino Risi, Mario Camerini, Mauro Bolognini, Mario Monicelli. Proprio con quest’ultimo lavora a I compagni dando un contributo fondamentale per il doppiaggio, la scrittura dei dialoghi e la ricostruzione della Torino di fine ‘800.

Arlorio ha anche scritto film di genere che hanno riscosso grande successo come La patata bollente di Steno, appunto, L’arciere delle mille e una notte di Antonio Margheriti, Il mercenario di Sergio Corbucci e Zorro di Duccio Tessari. È stato anche autore televisivo e grande sperimentatore. Sua è l’idea della prima candid-camera italiana, Specchio segreto, ed è stato lui uno dei primi autori di Chi l’ha visto?. Arlorio ha inoltre insegnato per vent’anni al Centro Sperimentale di Cinematografia, formando più di una generazione di sceneggiatori, Francesco Bruni, Ivan Cotroneo, Michele Pellegrini, Francesca Manieri e Filippo Gravino.

Il suo impegno politico e civile e la militanza si sono espressi anche e soprattutto nelle battaglie dell’Anac, l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici ed è stato anche uno stupendo narratore dei fatti e dei misfatti del cinema.

La sua biografia è un viaggio nel cinema italiano che ci aiuta a superare la storica divisione tra cinema d’autore e cinema di genere, tra film di impegno politico e opere decisamente commerciali: Arlorio ha avuto lo stesso approccio da grande professionista quando scriveva Queimada per Gillo Pontecorvo e Marlon Brando o Il giorno più corto per Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Attraverso una preziosa carrellata di storie, aneddoti e informazioni, raccontati con la sottile ironia che è parte integrante del suo modo di raccontare il cinema e la vita, Arlorio ci aiuta a capire meglio la natura del cinema italiano, la sua essenza più vera e profonda.