Arturo e le sue tre madri. Torna (anche) al cinema il mondo senza “Misericordia” di Emma Dante

Passato alla Festa di Roma “Misericordia” terza regia cinematografica della drammaturga Emma Dante, ancora una volta a partire da una sua pièce. E ancora una volta con lo sguardo rivolto alla miseria debordante, l’ignoranza e di conseguenza alla disperata sottomissione nei confronti degli uomini delle donne della sua amata terra, la Sicilia. Un mondo brutto, sporco e cattivo …

È “L’isola” di un altro Arturo che, invece di nessuna – oltre alla prima che l’ha messo al mondo morendo dopo uno stupro e le botte di chi l’ha ingravidata – di madri ne ha avute addirittura altre tre, tutte impiegate nella stessa professione, la più antica e gettonata del mondo: la prostituzione.

Le prime due – una così abbondante da sembrar uscita da un quadro di Botero, la seconda assai smilza ma non per questo meno attiva – l’hanno trovato appena nato strillante e nudo nella fessura di roccia sgretolata affacciata sul mare meraviglioso della Sicilia orientale. E se lo sono divise affettivamente litigando sempre, come soltanto due sorelle costrette da una convivenza troppo lunga sanno fare.

La terza è una ragazza che si unisce a loro per condividere degrado, professione e amore per questo Arturo oramai diciottenne che gioca come un bimbo autistico, saltellando come Benigni al premio Oscar, non parla ancora, ma danza come una trottola soprattutto la notte con forti crisi motorie da sonnambulo o forse anche epilettiche.

Il tutto in una baraccopoli tra mare e il maestoso Monte Cofano dentro un cubo di pietra lercio, privo di acqua corrente, ma perennemente allagato in cui troneggia un bidet con doppia funzione: pulisce chiappe e si usa come lavandino.

Insomma un monolocale – con affaccio su panorami di acqua e terra mozzafiato piazzato come altri su un terreno tappezzato da una marea di rifiuti – dove si mangia e si dorme e, dietro una tenda separè di maglia fatta ad uncinetto, sicuramente creazione della più rotonda, le tre mamme a turno allargano le cosce ed altro per i clienti (decisamente aumentati con l’arrivo di carne fresca) forniti dal loro pappone, un vecchio laido e violento con un occhio solo che è anche il padre assassino del ragazzo.

Un gran bell’ambientino che sembrerebbe impossibile possa esistere in Italia se non vedessimo da sempre sulla Pontina, non lontano da Roma, la Capitale, una location non troppo differente.

Dunque ancora una volta per il cinema, dopo Via Castellana Bandiera e Le Sorelle Macaluso, Emma Dante con Misericordia, tratto anche questo da un suo spettacolo teatrale, punta lo sguardo e il dito sulla miseria, l’ignoranza e dunque di conseguenza su la disperata sottomissione nei confronti degli uomini delle donne della sua amata terra in perenne contrasto con lo splendore e la minaccia della sua natura.

E lo fa anche servendosi di una carrellata di immagini che sembrano rubate ad un catalogo di una mostra di ritratti, ma anche con tre riprese subacquee che forse citano quella impareggiabile di Holly Hunter in Lezioni di Piano di Jane Campion.