Atto d’amore per la civiltà del libro. È “84 Charing Cross Road”, il romanzo (in libreria) e il film (su Netflix)

Torna in libreria in una nuova edizione in italiano (Bordo Libero) “84, Charing Cross Road” il romanzo di successo di Hélène Hanff dedicato alla sua appassionata corrispondenza (1949 – 1969) con Frank Doel bibliofilo esperto, gentile e riservato impiegato della piccola libreria antiquaria Marks & Co, situata per l’appunto all’84 di Charing Cross road a Londra. Un’ode all’amore per i libri portato anche al cinema da David Hugh Jones nell’omonimo film del 1987 con Ann Bancroft e Anthony Hopkins, ora disponibile su Netflix …

Quasi una favola, una storia magica, un vero e proprio omaggio ai libri e alla letteratura: dietro asciutti ordini e contratti di acquisto di volumi e altrettanto laconiche conferme di spedizione veniamo a scoprire l’interesse, o meglio la passione, per i “libri vecchi che difficilmente si osa toccare ma hanno un qualcosa che ci chiama”: ce lo raccontano il romanzo di successo di Hélène Hanff 84, Charing Cross Road (1970), tradotto in Italia per la prima volta da Archinto nel 1987 e ora in libreria da fine luglio su iniziativa di Bordo Libero (112 pp., 15,20 euro) nonché l’omonimo film del 1986 diretto dal regista David Hugh Jones, in onda su Netflix.

Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione 84, Charing Cross Road si era trasformato in un fenomeno culturale: con un adattamento televisivo nel 1975 da parte della BBC e nel 1981 in versione teatrale con innumerevoli rappresentazioni in diversi teatri off di Londra e di Broadway.

Il film, premiato al Festival di Mosca, del britannico Jones (1934 -2008) – già noto per Tradimenti (1983) e in seguito, fra gli altri, per i drammi The Confession (1998) e Canto di Natale (1999) – si propone come un atto d’amore per una civiltà del libro che va facendosi sempre più rara e appare forse destinata a scomparire del tutto.

Si tratta di una storia vera, quella di un insolito romanzo epistolare, vivace e commovente, basato sulla corrispondenza (1949-1968) tra l’autrice, la dinamica e stravagante commediografa americana di belle speranze Helene Hanff, appassionata di saggi del ‘700, e Frank Doel, bibliofilo esperto, gentile e riservato impiegato della piccola libreria antiquaria Marks & Co, situata per l’appunto all’84 di Charing Cross road a Londra.

Il mero scambio di “proposta e accettazione”, al prezzo da lei indicato nell’ordine di acquisto però, gradualmente si trasforma in un epistolario intimo che ci consente di seguire, da un lato, la formazione letteraria e culturale dell’autrice e, dall’altro, la sua “amicizia di penna” con Frank.
Helene, alla ricerca di testi di autori classici inglesi che non riusciva a trovare a New York, si rivolse alla libreria per la prima volta nel 1949, e per due decenni Doel esaudì le sue richieste, fino a diventare per lei “l’unica creatura al mondo che mi capisca”: “l’intestazione ‘librai antiquari’ mi spaventa un poco, perché per me ‘antico’ equivale a dispendioso; sono una scrittrice senza soldi che ama i libri di antiquariato, ma da queste parti è impossibile reperire le opere che desidererei avere se non in edizioni molto costose, o in copie sudicie e scribacchiate” scrisse il 5 ottobre del 1949, allegando l’elenco delle sue “richieste più pressanti” e concludendo: “se aveste qualche copia decente di uno qualsiasi dei libri in elenco a non più di 5 dollari, vi prego di considerare questa mia un ordine di acquisto e di inviarmeli”.

Doel inviò alcuni dei libri richiesti con la promessa di trovare gli altri, siglando la lettera con un “cara signora” e firmando “Distinti saluti, FPD”, il tutto in tono molto formale tipicamente british. Soddisfatta dell’arrivo del pacco pochi giorni dopo la scrittrice confessò il suo imbarazzo a “toccare quelle pagine color crema, di una pergamena così delicata (…) non mi ero mai resa conto che un libro potesse rappresentare un tale piacere al tatto”. Continuò ad ordinare volumi con una voracità quasi insaziabile e opere classiche della letteratura inglese e non – Jane Austen, Saint-Simon, Chaucer, Virginia Woolf, Samuel Pepys continuarono a riempire il suo monolocale di Manhattan.

Nacque un’amicizia a distanza che, a partire dallo scambio puramente intellettuale, andò facendosi sempre più profonda e intensa. Rimase “di penna” ma sembra quasi che, attraverso le lettere i due interlocutori principali parlino tra loro quasi fossero in presenza uno dell’altro.

Helene e Frank si scambiavano opinioni sugli argomenti più svariati, dai sermoni seicenteschi del predicatore John Donne alla ricetta per lo Yorkshire pudding e all’incoronazione di Elisabetta II nel 1953, nonché auguri per le festività, regali in occasione dei compleanni, ringraziamenti da parte della famiglia di Doel per i pacchi di alimenti inviati da Helene per compensare la scarsità di viveri dovuta al razionamento nell’Inghilterra del dopoguerra: un prosciutto per Natale, e nel 1951 per Pasqua questa lettrice esigente, che a volte rivolgeva al personale tutto aspre lamentele quando le sue richieste non venivano soddisfatte appieno, dilettò le persone che lavoravano a diverso titolo nella libreria con un pacco contenente carne e uova vere, non in polvere, che non vedevano da anni.

A più riprese Helene Hanff promise all’amico di venire nell’”Inghilterra della letteratura” per conoscerlo finalmente, insieme alla libreria, visto che a entrambi tanto doveva, fino a quando non fu troppo tardi: Doel morì improvvisamente per un attacco di appendicite e la libreria chiuse i battenti. Helene si recò finalmente in Charing Cross Road quando il negozio era ormai desolatamente vuoto e polveroso e restava soltanto una targa a commemorarne la sede; oggi ospita un fast-food. Successivamente l’autrice raccontò il suo sconforto nel 1973 in The Duchess of Blomsbury Street.

Era approdata a Londra in occasione della pubblicazione di questa corrispondenza che rappresenta l’insolita parabola del culto dei libri, anche grazie alla felicissima trasposizione cinematografica di Jones, un “libro sulla venerazione dei libri”. Una mitica Ann Bancroft interpreta Helene Hanff, energica, vitale e mordace, inossidabile amante dei libri come nel testo originale. Le si contrappone un Anthony Hopkins – nei panni di Frank Doel – che appare delicato, tenero, un uomo malinconico che si aspetta poco dalla vita ma di grande espressività: basti osservare quanto traspare dal suo volto, fra trepida speranza e delusione, al cospetto della bella turista americana che, entrata ignara per curiosare nella libreria, egli si illude possa essere la cara e tanto attesa Helene.

Il carteggio si interrompe nel 1968, ma il film prosegue fino al 1971, anno in cui la protagonista giunge a Londra. Il film ha l’andamento lento e tranquillo della storia sobria che racconta e che ci guida tra le emozioni semplici di un mondo fatto di parole gentili e di confessioni timide. E ci permette di rivedere una parte di mondo perduta. L’affetto per l’altro, nonostante la distanza, si allarga a comprenderne la quotidianità, portando nuovi interlocutori: così Helen inizia a dialogare anche con le persone che popolano la vita di Frank. Il loro scambio matura nel tempo, intrecciando piccoli e grandi avvenimenti attraverso vent’anni di storia.

Viene da chiedersi come sia possibile realizzare un film su una corrispondenza fra due persone che parlano di letteratura con competenza. Non solo l’impresa è riuscita, ma ha dato vita a due protagonisti capaci di parlare anche a chi è estraneo a quel mondo. La voce off dei protagonisti che compilano le loro richieste o le loro risposte si sovrappone alle immagini del loro quotidiano, fatto di successi o delusioni professionali, di conversazioni amichevoli e familiari e di eventi politici e sociali. Ne risulta un piccolo gioiello, una dichiarazione d’amore ai vecchi libri, una commedia ironica e al tempo stesso pervasa di nostalgia per un mondo che va scomparendo.