Caro diario ti scrivo. “Alida”, vita quotidiana di un’attrice straordinaria, magari rivederla nei suoi film

Dalla selezione di Cannes Classic 2020 in anteprima mondiale alla Festa del cinema di Roma, “Alida” il doc di Mimmo Verdesca dedicato alla leggendaria attrice raccontata attraverso i suoi scritti: lettere e diari. Una vita straordinaria sui set dei più grandi, da Hitchcock a Visconti. Tanti ricordi e uno scialle fatto ai ferri da Alida arrivato a chi scrive. E poi un appello alla Rai: mandare in onda “Alida”, accompagnata però anche da una ben nutrita serie dei film più interessanti della sua vita. Che sono davvero tanti …

Consigli per acquisti e proposte. Direttamente rivolti alla Rai dopo aver visto Alida, il nuovo doc di Mimmo Verdesca (il quarto dedicato al cinema, con due, tra i precedenti, premiati da Nastri d’Argento), slittato da Classic Cannes alla Festa di Roma.

Il primo forte desiderio che suscita in chi ha seguito, per età e professione, il percorso di questa attrice italiana che ha nel curriculum opere dirette dai più grandi registi del mondo, (ma sono anche certissima, in chi, pur non conoscendola, avrà l’occasione d’imbattersi in Alida) è di potersi rivedere buona parte dei film a cui ha dato il suo profondo sentire.

Considerando che il doc, interessantissimo, oltre a Venice Film e Kubla Film è stato fatto in collaborazione con RaiCinema e verrà distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà (in sala il 16-18 novembre) ma anche che il 31 maggio dell’anno che sta per venire ricorreranno i cento anni dalla sua nascita, quale occasione migliore per la Rai di darci un attimo di tregua dai Sordi, Tognazzi, Peppino, Pierino o Stanlio e Olio, per non parlare dei western, e proporci Alida, accompagnata però anche da una ben nutrita serie dei film più interessanti della sua vita?

Che sono veramente tanti e tutti di vera crescita per questa donna intelligente, riservata e curiosa, ansiosa e timida, mai schiava della sua bellezza, gentile, austera, brusca e dolce contemporaneamente.
Che, oltre al suo lavoro di attrice, tra cinema e teatro, ha fatto anche un’altra cosa meravigliosa: un diario, che ci racconta la sua vita giorno per giorno.  Un regalo magnifico per i due figli e i 5 nipoti e ovviamente non solo. Per di più corredato da una collezione ordinatissima di documenti, ritagli ed infinite lettere ricevute nella sua vita.

Ed è su questo “archivio” che si basa Alida, condotto dalla voce aderente di Giovanna Mezzogiorno che legge il suo diario.
Alida Maria Altenburg racconta da bambina a Pola, dov’è nata, da una famiglia aristocratica, il suo primo grande amore: per il padre Gino, uomo di poche parole e forse l’unico che, a suo parere, l’abbia amata con dignità. “I suoi silenzi mi piacevano e sono anch’io silenziosa. Per questo, invece di parlare, preferisco scrivere”.

Racconta della fuga da Pola a Como. Le sue nuotate per attraversare il lago, la storia del suo primo amore adolescente per Carlo Cugnasca un pilota più grande di lei che morirà con il suo aereo in Africa, quando la giovanissima Alida, famosa col nome Valli, trovato su un elenco del telefono, era già diventata la fidanzatina ideale di tutti i giovanotti succhiati dalla guerra. Della borsa di studio negata dal Centro sperimentale perché troppo indisciplinata.

Racconta del suo matrimonio col musicista Oscar De Mejo, di Carlo il primo figlio, della proposta di un contratto ad Hollywood che un delatore ha cercato, inutilmente per fortuna, di impedire con una lettera anonima con cui veniva accusata di esser stata l’amante del duce.

Del film con Hitchcock: una perfetta sfinge ne Il caso Paradine, del suo secondo figlio americano, e poi di come la permanenza in America le comincia a star stretta: si sente trasformata in un oggetto.

Del suo ritorno in Europa, de Il terzo uomo, della separazione dal marito e del rapporto con Piero Piccioni, difeso da lei pubblicamente e con coraggio quando scoppiò il caso Montesi.

Del suo rapporto con Visconti, de Il grido con Antonioni, dei film con Gillo Pontecorvo, Roger Vadim, Patric Chérau, Pasolini e poi una sfilza di allora giovani registi come Bernardo e poi Giuseppe Bertolucci, Marco Tullio Giordana, Dario Argento. Della passione per il teatro. Con il suo ultimo compagno. E poi, bizzara evoluzione o involuzione in età senile: l’amore del tutto platonico, come una fan ragazzina, per Robert Redford per cui si è presa un aereo, ha prenotato un albergo dove sapeva di trovarlo, soltanto per vederlo da vicino. Cosa che le è riuscita. Ma il più commosso per l’incontro è stato lui.
“L’amore – ci manda a dire – è sentirsi vivere. Mentre il lavoro di attrice è stato per me un gioco meraviglioso che mi ha aiutato a vivere”.

A raccontarla con affetto nel film sono in tantissimi. Tra cui Vanessa Redgrave, Charlotte Rampling, i Bertolucci, Argento, Roberto Benigni, la Von Trotta, Giordana, Ponzi. Ma anche figli e nipoti.

Da parte mia posso aggiungere un aneddoto. Come tutti gli attori di teatro c’è sempre stata l’abitudine di riempire le pause in camerino giocando a carte o lavorando a maglia. Lei faceva entrambe le cose.

Frutto di queste pause, ho uno scialle di Titina De Filippo nero con fiori colorati all’uncinetto, e un lungo scialle lavorato a grandi maglie di Alida Valli che al momento non ricordo come sia arrivato a me.
Lo cito certo non per vanto, ma solo per il colore: un viola proprio deciso. Colore assai indigesto in Italia per un attore. Non per lei. Sicuramente diversa e forse mitteleuropea anche in questo.