Cento anni di amore e di lotta. Ricordando James Baldwin con “I Am Not Your Negro”
Il 2 agosto ricorrono i 100 anni della nascita di James Baldwin, uno dei più importanti scrittori del Novecento e attivista per i diritti civili, la cui opera è attualissima anche ai nostri giorni. Vi proponiamo per l’occasione la visione di “I Am Not Your Negro” disponibile su Amazon Prime. Documentario che parte dal libro incompiuto “Remember This House” di James Baldwin, per inscenare la lotta per l’integrazione attraverso tre figure simbolo: Malcom X, Luther King e Medgar Evers. E anche attraverso il cinema. Un racconto divulgativo e didattico, che al tempo di una nuova minacciosa ascesa di Trump diviene presidio civile…
La Storia della lotta dei neri contro le discriminazioni razziali in America, attraverso tre simboli uccisi. La storia (con la minuscola) di un film che “completa” un libro rimasto incompiuto. I Am Not Your Negro di Raoul Peck, dopo la candidatura all’Oscar come miglior documentario nel 2017 è disponibile su Amazon Prime e va bene per questo centenario.
Il cineasta di origine haitiana salda il conto in sospeso di James Baldwin, scrittore e intellettuale nero scomparso nel 1987, punto di riferimento nella battaglia per l’uguaglianza: Baldwin non concluse mai il progetto, inscenare il movimento attraverso le vite di Malcom X, Martin Luther King e Medgar Evers. Compose appena trenta pagine di Remember This House. Il film lo risarcisce: è lui stesso il timone del racconto, dalle sue note viene tratta la voce fuori campo interpretata da Samuel L. Jackson.
“Vi racconterò la morte di tre amici”, inizia Baldwin/Jackson. Attraverso le vicende singole, che diventano metonimia di una nazione, il percorso attraversa la questione razziale e le lente conquiste della popolazione nera negli Usa. È uno scontro linguistico, dice lo scrittore: il conduttore che lo intervista – nelle immagini di repertorio – pone le domande in prima serata usando il termine “nigger”, dimostrando che la forma è il velo della sostanza.
“I negri esistono perché lo volete voi bianchi”, afferma Baldwin. E così si ripercorre una storia americana, che passa per i posti separati sugli autobus e per Dorothy Counts, la prima afroamericana a venire ammessa in una scuola per bianchi nel 1957, che a quindici anni si reca in classe tra insulti e sputi della folla. L’allora procuratore Robert Kennedy, interpellato sulla vicenda, manifesta uno strategico “non impegno”.
Poi – naturalmente – le storie principali, che Peck indaga sondando anche le loro complessità, come la differenza tra le posizioni di Malcom X e Luther King che nel corso degli anni gradualmente si appianano fino “a diventare virtualmente le stesse”. Viene ristabilita la centralità storica della parabola di Medgar Evers: leader del movimento per i diritti civili, autore di campagne fondamentali come il lungo boicottaggio ai negozianti che non vendevano ai neri, l’attivista fu assassinato nel 1963 all’età di 38 anni, con un colpo di fucile alla schiena davanti casa. Evers, qui, merita il terzo posto d’onore accanto ai simboli della libertà dei neri.
I Am Not Your Negro è anche un film sul cinema americano: il “problema” viene analizzato attraverso la Storia del cinema, da King Kong a John Ford, dai neri che ballano intorno a Fay Wray agli schiavi dei western, sostenendo che “il cinema è sempre un riflesso della società” (Baldwin). E si dimostra – ancora – la complessità della questione: così Indovina chi viene a cena? di Kramer (1967) all’uscita fu duramente criticato dalla comunità nera, ritenendo che il personaggio di Sidney Poitier fosse contro di essa. E solo dopo diviene una pietra miliare di quella filmografia.
Il racconto si rivela una corretta divulgazione del passato, ma al presente perde incisività: qui il regista, esauriti gli scritti di Baldwin, diventa più pesantemente simbolico costruendo un accostamento tra ieri e oggi, come negli scontri in Missouri del 2014, a sottolineare il pericolo nel contemporaneo. Peck inquadra Wall Street (“Pensano solo ai loro profitti”, ci informa) e piega la cinematografia più recente al proprio intento esplicativo, come nell’uso di Elephant di Van Sant: le violenze contro i neri si ricollegano alle stragi nei licei e alle “nuove violenze” come i muri e le frontiere. Lo scontro per l’integrazione è una In Dubious Battle (battaglia incerta), citando La battaglia di John Steinbeck tra braccianti e padroni, vincere è complesso ma resta aperto al beneficio del dubbio.
Nel nuovo cinema che affronta la questione razziale (si pensi solo a 12 anni schiavo, The Birth of a Nation, gli oscarizzati Moonlight e Barriere), Peck esce dal perimetro della fiction e afferma la sua visione mediante il documentario. Che, come sempre, manipola le immagini e le indirizza verso la propria versione. Non va per il sottile, I Am Not Your Negro: alza volutamente la voce per denunciare il rimosso di un paese che tracima nell’oggi.
Non è un grande film, teso com’è nel suo intento didascalico, impegnato a puntualizzare quanto emerge spontaneamente dal tessuto: però è un presidio civile, al tempo in cui Trump si riaffaccia pericolosamente sulla scena, nei giorni in cui le forme minime di convivenza rischiano di andare all’indietro.
10 Gennaio 2019
“La paranza dei bambini” in concorso alla Berlinale
I baby boss della camorra raccontati da Roberto Saviano nel suo libro,…
21 Febbraio 2016
Con Rosi la Berlinale è dei migranti
L'Orso d'oro a "Fuocoammare" cosacra internazionalmente il cinema del reale…
23 Gennaio 2019
“La paranza dei bambini”. Ecco il trailer del film da Saviano
Ecco il trailer di "La paranza dei bambini", il nuovo film di Claudio…