Ciao Mino, compagno di lotte e libertà
“Noi registi aspettavamo con grande ansia le sue critiche su Rinascita”. Citto Maselli ricorda l’amico e compagno Mino Argentieri, critico militante e storico del cinema. I funerali si svolgeranno il 24 marzo, con rito civile presso la camera mortuaria dell’ospedale San Camillo di Roma, Salita San Carlo (Portuense) dalle 12.30 alle 14…

Le critiche cinematografiche di Argentieri su una delle più importanti pubblicazione del Partito Comunista che era Rinascita, erano sempre attese da noi registi con grande ansia perché erano sempre profonde e…. militanti.
Ma dagli articoli di Argentieri su Rinascita si evinceva in realtà una visione del cinema e dell’arte – dunque della cultura – perentoriamente svincolate dal mercato e dalle sue logiche. Non a caso quando divenne responsabile della sezione cinema della Commissione cultura del Pci impostò una linea politica fatta di proposte di legge, convegni e sviluppo delle associazioni nazionali dei circoli del cinema impostata tutta sulla qualità artistica ed espressiva e sul determinante ruolo dello Stato.
Erano gli anni in cui il partito socialista mise a capo della sua politica culturale quel Claudio Martelli che aveva solennemente dichiarato che unico filtro regolatore e metodo di giudizio delle opere era il dio Mercato. Erano gli anni in cui un gruppo di giovani sociologi comunisti, capitanati da Alberto Abruzzese, sostenevano che tutte le forme di espressione artistica non avevano nessuna influenza sulla formazione della coscienza critica dei cittadini, ma che questa si costruiva solo nel fuoco delle lotte sociali. Erano gli anni in cui Renato Nicolini impostò la sua celebre “estate romana” tutta su film e spettacoli che garantissero un sicuro successo di pubblico e, perfino nel Partito comunista, ci fu chi articolò la parte cinema delle feste dell’Unità con i Caroselli pubblicitari della Rai.
Ma erano anche gli anni in cui nella sinistra de il manifesto vennero fuori articoli intitolati – ricordo – “i poliziotti della qualità” esplicitamente contro Argentieri e il suo gruppo di lavoro nel Pci. Le posizioni di Argentieri (e di tutta la segreteria della sezione cinema di cui facevo anche io parte) erano così all’opposto di tutto ciò che si temette una sua sostituzione. Ma Aldo Tortorella che all’epoca era divenuto il responsabile della Commissione cultura del Pci, tenne duro per cui il nostro partito diventò la bandiera dell’arte e della libera ricerca espressiva.
Bandiera che Mino ha continuato a portare avanti per tutta la vita. Fino a una settimana fa era vivissimo e ci telefonavamo per commentare insieme le proposte di legge di Franceschini, ma anche e di più, la tragedia della situazione politica e culturale del nostro paese. Con Mino parlavamo anche di Rifondazione comunista e del suo prossimo congresso nazionale. Mino non si era iscritto ma partecipava da sempre alle sue scelte e alle sue posizioni.
Addio Mino, mancherà a tutti noi la tua intelligenza, il tuo geniale sarcasmo, il tuo essere fino all’ultimo un comunista.
Citto Maselli
Regista e intelettuale comunista. Si è formato nel dopoguerra tra Antonioni e Visconti. All'impegno sociale e politico ha fuso una sua cifra stilistica rivolta all'analisi dell'ambiguità e dello scavo psicologico ("Gli sbandati", "Gli indifferenti","Il sospetto", "Storia d'amore", "Lettera aperta a un giornale della sera", "Codice privato", "Le ombre rosse"). Storico presidente dell'Anac, l'Associazione degli autori cinematografici.
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