Come rendere “digeribile” la vita del primo trans della storia. “The Danish Girl”
In sala dopo il concorso di Venezia, “The Danish Girl” di Tom Hooper sulla vita di coppia del pittore danese Einar Wegener e sua moglie, prima del cambio di sesso che lo porterà a diventare Lili Elbe. Un melodramma convenzionale e patinato tratto dall’omonimo romanzo del californiano David Ebershoff. Candidato a 4 Oscar…
Dietro ci sono un libro importante, una storia vera altrettanto importante, dai toni decisamente forti e anche dei bravi interpreti. Eppure il “prodotto finito” è un melò mainstream, patinato, più adatto alla corsa agli Oscar (quattro) che ad una Mostra d’arte cinematografica come Venezia. Dove quest’anno a dire il vero, i cosidetti “film da festival”, quelli più cinefili per intenderci, non hanno certamente invaso il concoso, piegato evidentemente alla polemica tutta italiana del “a che servono i festival se i film presentati non arrivano nelle sale?”. Come se anche i fesival ridotti a vetrine dell’industria dovessero a loro volta piegarsi al gusto del pubblico. Ma questa è un’altra storia.
La nostra, invece, è quella di The Danish Girl nuova prova del plurioscarizzato Tom Hooper, autore inglese de Il discorso del re, qui in corsa per il Leone d’oro con la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo del californiano David Ebershoff, pubblicato nel 2000 e vincitore di diversi premi. Una storia importante, dicevamo, poiché racconta la vita di Einar Wegener, il pittore danese, paesagista, passato alla storia per essere stato il primo transessuale delle cronache, diventando per tutti, dopo l’operazione chirurgica, Lili Elbe. E a cui da il volto, efebico, Eddie Redmayne, alla prima uscita dopo l’Oscar per il ruolo di Stephen Hawking in La teoria del tutto.
La storia si svolge a Copenaghen negli anni Venti, dove incontriamo Einer insieme all’amatissima moglie, anche lei pittrice, Gerda Wegenere (Alicia Vikander) in cerca di successo. Inutili per lei gli sforzi per emergere, finché un giorno, fatale, chiede proprio al marito di posare in abiti femminili per finire il ritratto di un’amica ballerina. Al contatto con quei tessuti leggeri e le calze di seta, Einer proverà il primo turbamento, la prima attrazione verso il suo lato femminile. Mentre Gerda, finalmelmente, sfonderà nel mondo dell’arte proprio grazie alla sua nuova modella.
Ma quello che fra i due, da principio, sembrerà un insolito gioco di coppia, ben presto assumerà i toni del dramma, con la crescente consapevolezza da parte di Einer del suo cambio di identità. Quel femminile che fin da bambino sentiva dirompente dentro di lui ma che aveva sempre tenuto a bada, ora diventa un’onda inarrestabile. Mentre la moglie, per amore, lo accompagna ed asseconda in tutte le sue richieste. Dagli abiti e le parrucche da donna che scelgono insieme, all’apprendimento dei gesti più femminili – magari spiando le prostitute – , al quotidiano, non più da marito e moglie, ma da amiche. Fino all’estrema decisione di sottoporsi alla pericolossissiama operazione chirurgica, con finale in tragedia. E commozione e lacrime da parte del pubblico.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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