Disabilità & rivoluzione. Quel camping che ha fatto aprire gli occhi all’America nel doc degli Obama
Disponibile su Netflix, “Crip Camp” il documentario di Jim LeBrecht e Nicole Newnham, prodotto – tra gli altri – da Higher Ground di Barack e Michelle Obama, nella lista dei doc candidati all’Oscar. La lunga battaglia per i diritti dei disabili americani a partire da quel campeggio estivo nato alla fine dei 70 nello stato di New York. Un luogo del tutto rivoluzionario dove si sperimenta un’inedita forma di convivenza tra operatori e disabili, si respira un’aria nuova di libertà che coinvolge anche la sfera sessuale. È qui che si formerà il movimento per i diritti dei disabili che arriverà ad ottenere leggi contro la discriminazione, fino all’abolizione delle classi differenziali…
“Sei malata”? chiede un bambino di Brooklyn a Judy Heumann che cammina per strada con le stampelle. “No, non sono malata”, risponde lei cercando di trattenere la rabbia. A raccontare questo episodio dell’infanzia che le ha aperto gli occhi su cosa significa avere un handicap e scontrarsi con i pregiudizi delle persone, è colei che diventerà leader negli Stati Uniti e icona internazionale del movimento per i diritti dei disabili.
Il suo appello contro lo stigma è forse il messaggio più forte del documentario di Jim LeBrecht e Nicole Newnham Crip Camp, Disabilità rivoluzionarie – crip è un modo grossolano per additare gli storpi –, disponibile su Netflix, che dopo aver conquistato nel 2020 il premio del pubblico per i documentari al Sundance è candidato all’Oscar come miglior documentario. Fra i produttori, ma anche tra i maggiori sostenitori del film, è la società Higher Ground di Barack e Michelle Obama, già vincitrice di un Oscar con Made in Usa, Una fabbrica in Ohio.
Il documentario inizia raccontando con filmati d’epoca (girati dal People’s Video Theater) l’esperienza del campeggio estivo per ragazzi con disabilità fisiche e mentali organizzato a Camp Jened sui monti Catskills, nello Stato di New York, all’inizio degli anni 70.
Sono anni di fermento e di grandi speranze. Il ’69 è stato l’anno di Woodstock, e alcuni dei pezzi cantati in quel concerto fanno da colonna sonora al racconto per immagini di quegli anni. A Camp Jened si sperimenta un’inedita forma di convivenza tra operatori e disabili, si respira un’aria nuova di libertà che coinvolge anche la sfera sessuale, si valorizzano i desideri nascosti e la personalità di ciascuno attraverso sedute di gruppo.
È qui che si forma il nucleo di persone da cui prenderà corpo il movimento per i diritti dei disabili. Il movimento, di cui Judy Heumann assumerà la guida, promuove manifestazioni in tutti gli Stati Uniti nel corso degli anni 70. Nel 1973 ottiene il varo della legge contro le discriminazioni, il cosiddetto Rehabilitation Act, che però non scioglie il nodo della segregazione e delle scuole differenziali.
La spinta dei disabili organizzati culmina con l’occupazione dell’ufficio addetto alla Sanità e ai Servizi sociali di San Francisco nel 1977. L’azione, inizialmente trascurata dai media, dura 25 giorni e pian piano riesce a mobilitare l’opinione pubblica, suscitando iniziative di solidarietà come i pasti gratuiti forniti agli occupanti dalle Pantere nere.
In quei giorni Judy Heumann parte per Washington assieme a una ventina di attivisti per fare pressione sul presidente Nixon e sul congressista democratico Joe Califano, che si occupa della faccenda. Inizialmente maltrattati e trattenuti dalla polizia in quanto sovversivi, riusciranno infine a ottenere quello che chiedono: la modifica della famigerata sezione 504 del Rehabilitation Act, con la creazione di una linea di investimenti per l’abolizione delle barriere architettoniche e la cancellazione delle scuole differenziali.
Naturalmente sono conquiste provvisorie e occorrerà continuare a lottare con le unghie e coi denti. I tentativi di restaurazione inizieranno subito e proseguiranno fino ai giorni nostri, come testimoniano i protagonisti di quella entusiasmante vicenda intervistati oggi, non solo per riprendere i loro ricordi ma anche per tracciare un bilancio delle lotte di allora e di ciò che esse hanno prodotto nella mentalità collettiva.
Possiamo dire che a partire da quella mobilitazione è cambiato il modo di considerare la disabilità negli Stati Uniti e nel mondo. E se, almeno su questo, è impossibile tornare indietro, molto lo si deve al contemporaneo movimento per l’abolizione dei manicomi, rispetto al quale l’Italia è stata come sappiamo all’avanguardia nel mondo.
Negli Stati Uniti fecero scalpore le agghiaccianti immagini girate in quegli anni – e che Crip Camp ripropone – nella Willowbrook State School di New York. L’istituzione destinata ai bambini con disabilità intellettiva chiuse i battenti nel 1987 dopo una serie di denunce giornalistiche e di inchieste giudiziarie che ne misero a nudo l’orrore.
27 Settembre 2017
“Il contagio”, quel che resta di Walter Siti. Nel film
In sala dal 28 settembre (per Notorious Pictures) "Il contagio", rilettura del…
Recensione,Primo piano,Dal libro al film,74 Mostra del Cinema di Venezia 2017