Elvira tra le due guerre, sull’isola che c’è

Gli anni fra le due guerre mondiali vissuti da una donna che vede partire per il fronte prima il marito e poi il figlio. Ambientato nella piccola isola Palmaria, di fronte a Portovenere, “Il dolore del mare” di Alberto Cavanna è tra i candidati allo Strega 2015.

8517
Marine di Gehrard Richter

Il dolore del mare è il titolo del bel libro di Alberto Cavanna candidato al premio Strega (Nutrimenti, 240 pagine, 16 euro). Il mare richiamato nel titolo e che fa da spettatore-protagonista della storia narrata, è quello che circonda la piccola isola Palmaria, triangolo di terra oggi trasformato in oasi naturalistica. È un mare di un colore blu intensissimo che si può ammirare dall’alto delle rocce a strapiombo, sul versante che dà verso occidente. E che invece appare più dolce e amichevole nel lato dell’isola di fronte a Portovenere, dalla punta prospiciente alla chiesa di San Pietro (le bocche) fino alla vecchia Torre Scuola, poco più che uno scoglio all’imbocco del golfo dei Poeti. Il terzo versante, il più impervio e selvaggio, si affaccia sulla Versilia e le più piccole isole Tino e Tinetto. Nella parte abitata dell’isola, quella di fronte a Portovenere, sono poche le costruzioni militari e le abitazioni sopravvissute agli anni e alle intemperie. La vecchia fortezza è stata trasformata in museo e l’altro forte che assieme al faro sovrasta l’isola e la grande distesa di pinete che digradano verso il mare è adibito ad ostello. Il vecchio saladero – il luogo in cui si lavoravano acciughe e sardine, e che ha un ruolo importante nella nostra storia – è stato diviso in mini appartamenti da affittare d’estate. Oggi l’isola è vincolatissima e non è possibile costruire alcunché. Ma, quando si percorrono i suoi sentieri e il breve tratto residuo di strada asfaltata, tra bunker, gallerie e cave di marmo (il prezioso marmo portoro) ora dismesse, si intuisce che qui sono passati pezzi importanti di storia e di vita. GGW047

Ed è proprio in questo scenario che ha attinto l’autore, raccontando la vita di una giovane donna, Elvira, nel periodo che va tra le due guerre mondiali del secolo scorso. Andata in sposa a Radamés che morirà da eroe nella Prima Guerra Mondiale, Elvira trova consolazione in Ermes, il bambino che è frutto di uno dei rari e pudichi abbracci con Radamés prima della sua chiamata alle armi. Al figlio Elvira dedica la giovinezza residua e l’intera esistenza, tra il lavoro duro al saladero e la cura dell’abitazione di pietra, lottando ogni giorno contro le asprezze della terra e del mare. A scuola in città, però, Ermes viene attratto dalle lusinghe della retorica fascista e decide di partire volontario in Spagna, dove troverà anch’egli la morte senza avere sparato neppure un colpo.
Come è facile intuire, siamo nei paraggi della storia dei “vinti”. E in effetti Il dolore del mare si può accostare al verismo di Verga e al clima de I Malavoglia. Ma, al di là della vicenda umana narrata dal libro, ciò che resta scolpito nella memoria è una figura di donna come raramente se ne trovano nella letteratura di oggi, oltre a un richiamo del mare che affonda le radici nell’immaginario collettivo del nostro paese. E non solo: nell’anno che celebra il centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra mondiale, non lascia indifferenti l’approccio originale di Cavanna a vicende destinate a segnare in modo indelebile il carattere della nazione, il rumore dei cannoni vicini e lontani, l’eco di avvenimenti che incombono sulla vita dei personaggi, la durezza di esistenze trascorse a lottare contro la forza primordiale della natura e contro il male scatenato dagli uomini. “Qualche anno dopo, con il dilagare dell’epidemia di spagnola che qualcuno imputò a quell’infame e sconcia barbarie – si legge a un certo punto nel libro, con riferimento ai pensieri di don Elmo che da cappellano militare aveva visto gli orrori delle trincee nella Prima Guerra Mondiale –, ebbe conferma che la follia degli uomini era andata ben oltre ogni allora conosciuto significato di male”.