Emily & Susan, storia d’amore e d’ironia. Un ‘operetta buffa dalle lettere della poetessa americana

In sala (per Cineclub internazionale distribuzione) “Wild nights with Emily Dickinson” di Madeleine Olnek, basato sulle lettere private della poetessa americana (pubblicate in Italia da Einaudi). Il film è soprattutto incentrato sulla passione amorosa, intellettuale e omosessuale di Emily & Susan sbocciato dall’adolescenza e durato per sempre. Il tono è molto teatrale, da operetta buffa. È un dramma ironico e d’accusa diretta nei confronti dell’intellighenzia d’epoca e non solo …

Puntuale come – dicono sia – un orologio svizzero, ogni due anni la misteriosa, autoreclusa poetessa di Amherst, riappare al cinema o in tv.

Pronta a sedurci coi suoi abiti candidi e le sue rime senza rima, le parole dolenti, ironiche e struggenti, sfornate con bulimica e prolifica potenza come pallottole incandescenti.

“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” alla domanda di Moretti in Ecce Bombo ha chiaramente risposto, più di cent’anni prima, Emily Dickinson che con la sua vita “sepolta” al primo piano della casa di famiglia – da dove non scendeva che per rarissime occasioni centellinando i rapporti, extra stretti parenti, con chiunque – è diventata, già in vita, un mito.

A cominciare dal contesto intellettuale, puritano, borghese e mondano di quella ottocentesca città del Massachusetts dove è nata nel 1830 e morta nel 1886.

Comunque in tempo per lasciarci in un baule circa 2000 poesie, di cui 276 dirette in forma di pizzini all’amatissima amica e poi cognata Susan, e un gran numero di lettere.

Ed è su questo materiale – manipolato post mortem, sicuramente per invidia, vendetta, risentimento, gelosia da Mabel Todd, giovane avventuriera con ambizioni intellettuali e presto amante del fratello, a cui l’accesso al primo piano, alla stanza di Emily, spazio esclusivo di libertà della poetessa, fu da subito e sempre interdetto – che si basa, dopo A Quiet Passion, il biopic del 2016 di Terence Davis, Wild Nights With Emily scritto diretto e prodotto da Madeleine Olnek nel 2018 e ora in giro nelle sale italiane grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione.

Film che dunque precede Dickinson di Alena Smith, serie tv brillante e mirata soprattutto ad un pubblico adolescente, proposta da Apple Tv tra il ’19 e il ’21.

In prevalenza stimolato dalle “lettere”, pubblicate in Italia da Einaudi, e interpretato da Molly Shannon, nel ruolo adulto di Emily, che per aspetto e postura rimanda un po’ a quello di Virgina Woolf; da Susan Ziegler in quello dell’amica del cuore e Amy Seimetz in quello dell’avventuriera e poi prima editrice dell’opera della Dickinson, il film della Olnek è soprattutto incentrato sulla passione amorosa, intellettuale e omosessuale di Emily & Susan sbocciato dall’adolescenza e durato per sempre.
Il tono è molto teatrale, da operetta buffa.

È un dramma ironico e d’accusa diretta nei confronti dell’intellighenzia d’epoca e non solo. Maschile, come d’ordinanza, e sempre pronta a sottovalutare l’intelligenza e la qualità della scrittura femminile.

“Tuo padre mi ha chiesto questo: spero che tu, se muoio prima, ti occuperai di lei perché non si sposerà mai. Non perché è brutta, ma perché è troppo intelligente”, sentiamo confessare a Emily da un vecchio e traballante giudice che lei, verso i cinquanta, pare avesse quasi intenzione di sposare.

Entrambi non faranno in tempo.
Ora non resta che aspettare la trasposizione cinematografica della più bella e avvincente biografia della vita di Emily Dickinson Come un fucile carico scritta dalla studiosa Lyndall Gordon nel 2010 e pubblicata in Italia nel ’17 da Fazi Editore con una meravigliosa prefazione di Nadia Fusini.

Con note a parte, 484 pagine da leggere d’un fiato con cui, come in un giallo perfetto o in un romanzo drammatico-umoristico di Dickens, capiamo le cause e le ragioni di certi comportamenti in apparenza bizzarri; come a volte dal dolore può nascere bellezza; ma anche come le faide familiari possano trasmettersi come le malattie genetiche.


Marina Pertile

giornalista

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