Frammenti di Citto Maselli. La sua passione letteraria festeggiando i suoi 90 anni
In occasione dei suoi 90 anni che il 9 dicembre festeggeremo in streaming (90 volte Citto!) vi proponiamo i frammenti di una conversazione con Citto Maselli a proposito del suo rapporto con la letteratura. Un “rapporto di famiglia”, vissuto tra il padre Ercole critico letterario e Pirandello suo padrino di battesimo. “Si parlava di libri anche a tavola”. E poi le favole lette dalla mamma e “Guerra e pace” scoperto appena 13enne quando, durante la Resistenza, si nascondeva in casa dell’attrice Jone Morino …

“Il mio rapporto con la letteratura si può dire che è di famiglia: il mio padrino di battesimo Luigi Pirandello (a cui deve il nome Citto) e mio padre, Ercole, era il critico letterario de Il Messaggero, quello diretto da Mario Missiroli che praticamente era come la Repubblica di oggi.
Il salotto di casa era frequentato abitualmente da Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Silvio D’Amico, Guido Piovene, Emilio Cecchi, Rosso Di San Secondo ….
Sono nato e cresciuto tra gli scrittori più in vista del tempo.
E in famiglia anche a tavola si parlava di libri.
Ricordo ancora la discussione intorno ad un libro di Bontempelli: 522. Racconto di una giornata (pubblicato nel ’32). La copertina aveva l’immagine di un cruscotto perché si trattava dell’autobiografia della nuova auto, Fiat 522, scritta in prima persona come fosse la macchina a raccontarsi. E ricordo anche che le malelingue dicevano che Bontempelli l’avesse scritto per avere la nuova auto in omaggio dalla Fiat per fare colpo sulle signore.
I libri della vita. Le favole era mia mamma Elena a leggermele. Quelle di Andersen. Mia madre era una intellettuale coltissima ma secondo le peggiori tradizioni dell’epoca doveva occuparsi unicamente della casa. A un certo punto, però, cominciò ad insegnare in una scuola per le figlie dei post-telegrafisti a Garbatella. Insegnava cultura generale a queste ragazze di ceto popolare e il suo cavallo di battaglia era la Rivoluzione francese. Era così preparata ed appassionata che persino la direttrice della scuola prendeva appunti durante le sue lezioni.
Il primo libro che ho letto è stato un classico, nella biblioteca di mio padre: I tre moschettieri di Alexandre Dumas, ero così preso che non riuscivo ad interromperne la lettura. Era un’edizione bellissima del ’36 con le illustrazioni di Gustavino e ancora oggi mi emoziona il ricordo. Di questa mia passione per I tre moschettieri ne avevo parlato spesso con Ettore – Scola n.d.r. -. Così mi ha colpito che Una giornata particolare finisca con Mastroianni che regala alla Loren proprio il libro di Dumas. Mi è sembrato in qualche modo un omaggio.
Capitan Fracassa di Théophile Gautier, invece, me l’ha passato sottobanco mio cugino Giorgio Pirandello. Sottobanco sì, non per via del romanzo ma per via delle edizioni. Si trattava, infatti, de La scala d’oro, edizioni belle e colorate, ma che proponevano i grandi classici in versioni ridotte per i ragazzi. Ebbene, mio padre le odiava e quando ha scoperto che Capitan Fracassa l’avevo letto in quell’edizione ridotta era furibondo.
In seguito è arrivato Guerra e Pace di Tolstoj. Ricordo benissimo di averlo portato con me quando ho dovuto rifugiarmi a casa dell’attrice Jone Morino, cognata di Alberto Savinio, altro amico di mio padre. Eravamo sotto il fascismo, e io appena ragazzino facevo la mia parte nella Resistenza al liceo Tasso. Si era saputo che la banda Koch aveva arrestato Aggeo Savioli, responsabile romano degli studenti medi antifascisti, quindi mio capo. Lavoravo insieme a Luigi Pintor, Carlo Melograni, Alfredo Reichlin ed ero il più piccolo di tutti. Soltanto 13 anni, tanto che non ero potuto entrare nel Partito comunista. “Fosse anche Lenin – ricordo disse Reichlin una volta – è troppo giovane per farlo iscrivere”. Io comunque partecipavo alle riunioni e agli incontri clandestini. Così quella volta che Aggeo fu stato arrestato e poi fortunatamente rilasciato, è stato necessario che andassi via di casa per non correre il rischio di essere preso. Il libro di Tolstoj mi ha tenuto compagnia, leggevo e leggevo anche di notte, tanto che Jone Morino lo riferì a mia madre…. “ma Citto non fa altro che leggere ….”
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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