Ciao Franca. Le tue donne sull’orlo di una crisi di nervi hanno inventato la comicità d’autrice

Franca Valeri è morta nel sonno, serenamente, alle 7.40 di domenica 9 agosto. Aveva compiuto cento anni lo scorso 31 luglio. Straordinaria interprete di un universo femminile invisibile prima di lei, in epoca di maggiorate è riuscita a farsi strada col suo corpo minuto, facendoci ridere dei tic delle borghesi milanesi, dell’indolente furbizia della “sora Cecioni”, segnando la strada per tante comiche. Anche le donne nevrotiche di Almodovar hanno un debito con lei. Dal teatro al cinema, alla tv ha lavorato con i più grandi. Quest’anno il David alla carriera ha celebrato il suo talento. La camera ardente il 10 agosto al teatro Argentina di Roma, dalle 17 alle 21. I funerali si svolgeranno in forma privata …

“Separarmi, sei matta? Così devo passagli anche gli alimenti. Cosa ti devo dire mamma, ho sposato un cretino e me lo tengo”. È una delle scene più conosciute del film Il vedovo di Dino Risi, del 1959.

Impossibile non risentire un eco della signorina Snob, uno dei primi personaggi a cui Franca Valeri – appena scomparsa nelle prime ore del 9 agosto – ha dato vita nelle battute di Elvira/Franca Valeri, moglie di Alberto Nardi /Sordi nella commedia sul boom economico italiano. Dicono alcuni critici che sia stata proprio la sua trovata di di rivolgersi al marito chiamandolo “Cretinetti” ad aver fatto la differenza.

Dei tanti talenti di Franca Norsa (il nome d’arte è ispirato al poeta francese Paul Valery) quello che le ha dato maggiore notorietà è stato il mestiere di caratterista. Un po’ come è successo nel film Il vedovo: collocandosi al limitare del cono di luce ha spruzzato lampi di genio su tutta la scena.

Facendoci ridere dei tic delle borghesi milanesi, dell’indolente furbizia della “sora Cecioni”, e dei difetti delle altre ha reso noto un universo femminile potente, fino ad allora invisibile. Le sue creazioni, il suo stile, le iperboliche acconciature hanno aperto la strada a una quantità di comiche: Anna Marchesini, che lei stima molto, Simona Marchini, e molte altre. Ma anche le donne nevrotiche di Almodovar hanno un debito con Franca Valeri

L’unico film completamente costruito su di lei è Parigi o cara, del ’62 durante il legame d’amore e di lavoro con Vittorio Caprioli, finito nel ’74; con l’altro uomo della sua vita, il direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, morto nel ’95, ha molto lavorato su un’altra sua passione, oltre al teatro, la musica realizzando la regia di diverse opere.

È nata nel 1920 a Milano, da una famiglia borghese di religione mista, il papà era ebreo, la mamma cattolica. Liceo al Parini, Università vietata dalle leggi antisemite, bocciata alla prova d’ingresso della scuola d’arte drammatica. Ma ci voleva altro per fermarla.

Raccontava che è riuscita a farsi strada nell’epoca delle maggiorate, lei che di femminona non ha niente. Nel film di Dino Risi, Nel segno di Venere (1955), il suo ruolo all’inizio centrale, viene ridimensionato per far spazio – per esigenze di produzione – a Sofia Loren, ma lei collabora alla scrittura dei dialoghi.

In teatro e al cinema ha lavorato con tutti i grandi, da De Sica a Sordi, Monicelli, Eduardo, Patroni Griffi, Peppino e Titina de Filippo, Totò, ma anche in tv ha selezionato solo programmi di qualità. Da anni scrive libri. Non si è fatta mancare proprio niente, neanche una collaborazione con Frankie hi-nrg.

“Ho avuto una vita lunga e, devo riconoscere, fortunata, molto fortunata… poi c’è il talento senza il quale in un mestiere come il mio, non si va da nessuna parte”. Franca Valeri è scomparsa a pochi giorni dal suo compleanno centenario, lo scorso 31 luglio. E se gli anni sono stati da record, i talenti pure: Impossibile fare l’elenco di tutte le sue opere. Nell’anno del suo centenario l’Accademia del cinema italiano le ha dedicato un David alla carriera in occasione della 65esima edizione. E sappiamo già che ci mancherà.