“Hostiles”, il Purgatorio dell’epopea western
In sala dal 22 marzo (per Notorious Pictures) «Hostiles», il film di Scott Cooper che ha aperto la Festa di Roma con un Christian Bale da Oscar nei panni del capitano Blocker. È lui – che legge il “De bello gallico” di Cesare in latino – il “superbo” che deve espiare portando sulla schiena il macigno del proprio passato. Un purgatorio dell’epopea western, con tanto Sergio Leone …
Hostiles, il film di Scott Cooper – che ha aperto la dodicesima Festa del Cinema di Roma – è il Purgatorio dell’epopea western. E il capitano Joseph Blocker (un Christian Bale da Oscar) è il «superbo» che deve portare sulla schiena il macigno del proprio passato.
Siamo nel 1892, a soli due anni dal massacro di Wounded Knee, dove centinaia di indiani Lakota (Sioux) furono mitragliati da un reparto del 7° Cavalleggeri (quasi una «vendetta» postuma del massacro di Little Bighorn – 1876 – nel quale cinque squadroni del 7° erano stati sterminati, assieme al loro comandante George Armstrong Custer, proprio da un’alleanza tra Lakota, Cheyenne e Arrapaho).
Tutto questo non si vede ma fa da antefatto «ideale» al film. Il protagonista capitano Blocker (vi si allude a un certo punto della storia) porta con sé il fardello di quell’«eredità» e l’odio per gli indiani nativi che sembra suffragare con la lettura – in latino – del De bello gallico di Cesare. Così, quando gli viene ordinato di scortare l’anziano e malato capo Cheyenne, Falco Giallo (Wess Studi), fino al natio Montana (una concessione diretta del Presidente degli Stati Uniti per farlo morire in pace nella sua terra), Blocker/Bale non la prende affatto bene e ostenta un arrogante e superbo rifiuto ai suoi superiori. Ma la minaccia di mandarlo davanti alla corte marziale e di cancellargli un’onorata pensione lo costringono ad un rabbioso «obbedisco!».
Comincia da qui il purgatorio del capitano Blocker che deve trascinare con sé e su per la china altri «massi»: l’intera famiglia del capo Cheyenne, la truppa di soldati di scorta e la bella vedova Rosalie Quaid (Rosamund Pike) alla quale è stata massacrata la famiglia (marito e tre figlie) da un gruppo di ferocissimi Comanche, nel crudissimo incipit del film (sì, come in C’era una volta il West di Sergio Leone).
Il viaggio verso il Montana è un procedere lento, con i cavalli condotti al passo, attraversando praterie, guadi di fiumi e foreste ma che si avvita in una spirale di drammatiche sorprese, improvvisi agguati e scontri sanguinosi che eliminano via via buona parte dei componenti della pattuglia. Così come alcuni drammatici confronti tra il capitano e il suo passato demoliranno le granitiche convinzioni di Blocker.
Il peso sulla schiena che lo costringeva (come accadeva per i superbi penitenti danteschi) a tenere lo sguardo basso, fisso sul suo odio, sembra cominciare ad alleggerirsi quando la pattuglia, ormai ridotta all’osso, raggiungerà il Montana dove Falco Giallo potrà morire in pace.
Si fa per dire: perché si dovrà passare ancora per un ennesimo massacro, scandito dai colpi di pistola e di fucile. Fino al fischio di un treno che non annuncia una possibile redenzione ma sembra aprire (di nuovo come in C’era una volta il West) a un cambiamento d’epoca. Non necessariamente migliore.
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