Il complicato mondo di Nathalie. Ma poi non troppo

In sala dall’11 ottobre (per Officine Ubu) “Il complicato mondo di Nathalie”, seconda prova di regia dei fratelli Foenkinos, di cui David è uno scrittore di successo. Qui la storia di una donna in crisi di mezza età, dal carattere insopportabile che sfoga sul prossimo – ma soprattutto la figlia diciottenne di cui è gelosissima – il suo malessere. Come si salverà dalla depressione ?

Auguste e Louis Lumière sono stati i primi. I primi fratelli a legare il loro nome al cinema. Poi tanti altri, talvolta divenuti celebri come attori con nomi diversi. Fra i registi, per stare ai tempi più recenti, non possiamo non ricordare i fratelli Dardenne, i fratelli Coen e naturalmente i grandi Paolo e Vittorio Taviani. Il loro nome, indiscutibilmente, è legato a titoli che hanno fatto la storia del cinema.
Qui segnaliamo una nuova coppia di fratelli registi francesi, Stéphane e David Foenkinos che hanno debuttato nel 2011 con La delicatezza, tratto da un romanzo dello stesso David, apprezzato scrittore in patria e che si ripropongono con l’opera seconda, Il complicato mondo di Nathalie, nelle sale dal prossimo 11 ottobre, prodotto da Eric e Nicolas Altmayer e distribuito in Italia da Officine Ubu.

I 107 minuti del film scorrono tranquilli e strappano qualche sorriso. L’attrice che interpreta Nathalie, la nostra eroina cinquantenne, è Karin Viard, certamente brava e ben conosciuta dal pubblico vantando una invidiabile filmografia di ben 54 titoli. Altrettanto bravi tutti gli attori a partire da Anne Dorval nelle vesti dell’amica Sophie. Gradevoli l’ambientazione, (ovviamente borghese di buon gusto e alto reddito), le musiche, i costumi, insomma tutto carino.

Nathalie è una bella signora cinquantenne, il marito si è risposato con una ragazza molto più giovane (nel doppiaggio le hanno affibbiato una stupida vocina da ochetta del tutto gratuita). Ha una bella figlia diciottenne – con tanto di fidanzatino perbene un po’ scuro di pelle ma non troppo – che studia danza con grandi ambizioni. Insegna con una certa passione in un liceo scicchettoso di Parigi, ha amici e in specie l’amica del cuore che le vogliono bene. All’apparenza dunque tutto bene. Solo che … solo che è una grandissima, insopportabile rompiballe.

Rimasta single dopo il divorzio è sempre scontenta, infelice, perfino tanto, troppo gelosa della figlia, sgarbata, litiga con i colleghi, tratta con alterigia tutti. Il ritratto in parole povere di un essere da cui stare lontani. Tutta la prima parte del film va avanti così, che ti verrebbe voglia di prenderla a schiaffi sullo schermo. Poi la svolta e si arriva così al dramma: l’ esaurimento nervoso, la messa in ferie dalla scuola, il quasi avvelenamento della figlia perché lei prepara la cena (volutamente??) usando sostanze cui la pupa è terribilmente intollerante.

Quando si è toccato il fondo cosa si può fare? O si esce di scena dicendo addio a tutto, ovvero con un bel suicidio più o meno scenografico (“addio mondo crudele, non mi meriti!”) . Oppure è inevitabile risorgere. Un regista intraprendente avrebbe potuto farla risorgere spedendola in un convento di clausura, oppure a Calcutta a curare i lebbrosi da Madre Teresa, al Camino verso Santiago di Compostela, oppure ancora con zaino in spalla mandarla a esplorare il Grande Nord alla ricerca di stessa.

Mille soluzioni possibili. E invece i nostri fratelli, che pure hanno alle spalle una brillante carriera di scrittore uno, di direzione di casting l’altro, ma che devono amare perdutamente i romanzi Harmony, che soluzione trovano? Focherello, focherello avete indovinato: le trovano un nuovo grande amore! Bello naturalmente, tenebroso il giusto, ovviamente di successo che appare sulla scena assieme a una saggia e dinamica vecchia signora incrociata in piscina, che subito esce di scena ma non prima di averle aperto gli occhi sui valori della vita.

E così dopo una notte d’amore tutto va per il verso giusto. I rapporti con la figlia, che erano giunti allo scontro aperto con toni violentissimi, ricominciano a girare per il verso giusto. A scuola il rientro dalla malattia è trionfale, la pace siglata con le colleghe sotto lo sguardo benedicente del preside è da premio Nobel, che neanche Rabin e Arafat con Bill Clinton. Il viso cambia espressione, le rughe si distendono, le labbra prima imbronciate ora si aprono al sorriso. L’amica paziente che non l’aveva mandata al diavolo neanche quando le aveva detto di avere una figlia cesso, le apre di nuovo le braccia e la casa. L’amore appena trovato dovrà allontanarsi, causa lavoro, per un anno in Giappone, ma che fa? “un anno passa in fretta” sentenzia saggiamente la rinata Nathalie. I fiori fioriscono, gli uccellini cinguettano, fra gli spettatori, molto probabilmente, qualcuno sbadiglia.