Il giocatore di hockey e la detective. Una coppia da bestseller, in tv
In onda il giovedì su Rai4, “Private Eyes” serie tv canadese ispirata al bestseller “The Code” di G.B. Joyce, cronista sportivo prestato alla letteratura. Creata da Tim Kilby e Shelley Eriksen, racconta le avventure di un ex giocatore di hockey che cambia la sua vita completamente associandosi ad una detective. Ironia, buoni sentimenti e quel gusto da commedia d’azione anni Ottanta, ne fanno un godibilissimo spettacolo. Con Jason Priestley e Cindy Marie Sampson …
Private Eyes non ha nulla a che fare con L’ occhio privato, pellicola del 1977 con Lily Tomlin, ma ha molto a che fare col best seller The Code di G.B. Joyce, di cui è l’adattamento per la tv.
Interessante come si evolvano le cose, l’autore non aveva mai dato alle stampe, ad eccezione di un breve racconto, opere letterarie. Si tratta di un cronista sportivo, specializzato nell’hockey. Fedele a Hemingway e al suo “scrivete di ciò che conoscete”, è partito da lì. Il resto è cronaca. Il volume diventa un oggetto di culto, veleggia verso le vette delle vendite e sulla scia, si aggiudica una riscrittura per la televisione.
Ad interpretare uno dei due ruoli protagonisti ritroviamo Jason Priestley che aveva giocato proprio ad hochey in gioventù, come scoprimmo in Beverly Hills 90210, di cui è stato la star per un decennio. Qui è il maturo ex fuoriclasse Matt Shade, che dopo aver praticamente dilapidato una fortuna, ma ha ancora la usa amatissima Porche Carrera, tenta di rilanciarsi come procuratore sportivo, finché la sua strada non s’incrocia con quella di Angie Everett (Cindy Marie Sampson), ex poliziotta e investigatrice privata.
La serie, strutturata su ritmo, ironia e buoni sentimenti, oltre ad un leggero ammiccamento al sesso, funziona, soprattutto perché recupera alcune situazioni da commedia d’azione tipiche degli anni Ottanta, si pensi a Moonlight e Mai dire sì, mentre è distantissima dalle precedenti, Cuore a batticuore e Agente Speciale.
Private Eyes si pone piuttosto, come un aggiornamento della formula a due applicata negli ultimi anni, dove l’uomo è genialoide e svagato (Elementary, Castle) e la donna, logica e tutta d’un pezzo. Qui lo sono entrambi alternativamente. Sia come sia, la coppia funziona a meraviglia. Lui sembra portarsi addosso il successo giovanile che pesa maledettamente (e qui è immaginabile una sorta di transfert che agevola l’immedesimazione), lei è straordinariamente avvenente ma buffa allo stesso tempo.
Le vicende hanno un respiro “local” e forse questo è uno degli ingredienti segreti per arrivare al coinvolgimento del pubblico che percepisce i casi come alla propria portata. La produzione canadese attualmente conta due serie. La prima, di dieci episodi, è in onda in chiaro il giovedì su Rai4.
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