Il gioco delle famiglie “Vulnerabili”. Tocco alla francese per i racconti di Richard Bausch

In sala per Movies Inspired, “Vulnerabili” del francese Gilles Bourdos che mette in scena i racconti dello scrittore statunitense Richard Bausch. Un mosaico in cui si intrecciano le vite molto complicate e vulnerabili di tre nuclei familiari. Fa da sfondo Nizza con le stupende viste sul mare, anche attraverso la parte più periferica e proletaria. Da vedere …

 

Tratto dai racconti autobiografici dello scrittore statunitense Richard Bausch (The Short Stories of Richard Bausch) Vulnerabili (Espèces menacées, il titolo originale) del regista francese Gilles Bourdos interseca le vite di tre nuclei familiari ciascuno con le proprie tensioni e rispettivi problemi. Sono storie emotivamente intense attraversate dalla grande solitudine e dalla contraddittorietà dei sentimenti, tipiche del narratore statunitense e qui felicemente associate al tocco francese del regista di Renoir.

Siamo a Nizza ai giorni d’oggi dove vivono Tomasz e Josephine (ottima interpretazione di Vincent Rottiers e Alice Isaaz), una giovane coppia operaia appena sposata: lui pota e taglia gli alberi – ha messo su una piccola impresa – mentre lei aveva un lavoro precario in una falegnameria che lui le ha fatto abbandonare per gelosia: «Troppi uomini intorno!». Quello che in principio sembrava un grande amore, infatti, si trasformerà in un inferno di possesso e violenze.

A fare da controcanto al nucleo drammatico del film sono due altre storie di segno quasi opposto, strane e persino divertenti. Quella di Anthony (Damien Chapelle), un giovane studente universitario con padre in fuga dietro alla ragazza orientale di turno e madre svitata – con ricovero in istituto psichiatrico – fin troppo legata a lui.

E un terzo nucleo familiare in cui la figlia (Alice de Lencquesaing) di una coppia benestante di quarantenni sull’orlo della separazione, annuncia loro di aspettare un bebé dal suo professore di Storia di quarant’anni più grande di lei.

Le tre storie sono piacevolmente montate come un “mosaico” e gli incroci tra loro sono appena tangenziali, come la condivisone degli appartamenti nello stesso condominio, o un incidente casuale di auto.

Gilles Bourdos, al suo quinto lungometraggio, affronta temi attuali e violenti ma riesce a contornarli di episodi talvolta ironici e talvolta grotteschi (in alcuni momenti ricorda i Coen), alleggerendo la tensione e mostrando uno spiraglio di speranza.

Così afferma in un’intervista: «Nella grande tradizione degli scrittori di novelle americani, Bausch è un maestro nell’arte di raccontare nella forma breve storie di intricati rapporti familiari e di coppie che si separano… È stato Michel Spinosa ad avere l’intuizione di costruire il film sullo schema di un gioco di carte, il “gioco delle famiglie”, in cui le carte vengono continuamente rimescolate. Così, il film funziona seguendo la modalità del confronto e dello shock: confronto tra padre e figlia, tra figlio e madre, tra marito e moglie ecc. I padri sono messi alla prova dalle scelte in amore delle figlie, un figlio affronta la disastrosa vita matrimoniale dei suoi genitori e così via».

Nizza è ben descritta, viene mostrata sia attraverso gli edifici aulici lungo La promenade des Anglais (come l’Hotel Negresco o il Casinò du Palais de la Méditerranée) con le stupende viste sul mare, sia attraverso la parte più periferica e proletaria che si estende a Nord lungo la A8 che funge da tangenziale.

«È la Costa Azzurra filmata l’inverno, dalla quale nasce quella sensazione leggera di desertificazione – spiega lo stesso regista -. Filmare i luoghi di transito è qualcosa di molto naturale per me, non il frutto di una riflessione specifica. Penso di avere un istinto per cercare di esprimere, attraverso questi luoghi, dei sentimenti di solitudine che abitano i personaggi. E poi i luoghi di transito hanno qualcosa di neutro, di scarsamente classificabile da un punto di vista sociologico».