Il grande cinema ha perso il suo scrittore. Addio Jean-Claude Carrière

 

È morto uno degli sceneggiatori più originali e importanti della storia del cinema. Uno scrittore raffinato, un uomo di teatro, un “cantastorie” come amava definirsi. L’8 febbraio è scompaso a Parigi Jean-Claude Carrière, aveva 89 anni.

Nel corso della sua lunga carriera è stato l’anima di Luis Buñuel con cui ha conosciuto subito la fama internazionale. Un sodalizio durato quasi vent’anni e ricco di sei titoli, a cominciare, nel ’64, con Diario di una cameriera fino a Quell’oscuro oggetto del desiderio del ’77. I circa ottanta titoli che ha firmato lo hanno portato a lavorare on tanti altri straordinari autori, Louis Malle, Jacques Tati, Marco Ferreri, Jacques Deray, Peter Fleischmann, Alain Corneau, Volker Schlöndorff, Michael Haneke, Jean-Luc Godard, Nagisa Oshima, Andrzej Wajda.

“Tutti mi hanno insegnato qualcosa, ognuno di loro, e sono sempre presenti, anche oggi, anche in questo momento”, dichiarò Carrière ricevendo l’Oscar onorario nel 2014.

Un talento visionario il suo che lo ha portato anche a firmare tanti importanti adattamenti, tradendoli e reinterpretandoli. Il tamburo di latta di Günter Grass con la regia di Volker Schlöndorff vincerà la Palma d’oro a Cannes e poi l’Oscar. Con Peter Brook (anche questo un ricco sodalizio) sceneggerà il suo leggendario Mahâbhârata. Mirabolante l’adattamento di Cyrano per Gérard Depardieu e grande successo incoronerà  l’adattamento da Proust, Un amore di Swann, ’84. E ancora quello da Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, ’88 (nelle foto) e da Le relazioni pericolose, Valmont, ’89.

“Molto spesso gli sceneggiatori vengono dimenticati o ignorati – aveva detto Carrière la stessa sera dell’Oscar. Sono come ombre che attraversano la storia del cinema. I loro nomi compaiono nelle recensioni, molto di rado. Ma comunque sono registi”. E lui lo è stato davvero.