Il ritorno di Nicolas, un piccolo monsieur Hulot

Il divertente Gian Burrasca francese, “figlio” di René Goscinny, creatore di Asterix, e Jean Jacques Sempé arriva in sala con un nuovo capitolo delle sue avventure. Stavolta sulle spiegge assolate delle vacanze…

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Una raccolta di cartoline, di istantanee dall’infanzia. E che cosa, meglio delle vacanze – con la raggiunta libertà (dalla scuola) e la fantasia liberata – rappresenta l’infanzia? Fin dai titoli di testa del film Le vacanze del Piccolo Nicolas (in sala per la Bim), il regista Laurent Tirard, ce le riassume proprio così: come un espositore di cartoline che si animano e ruotano davanti agli occhi dello spettatore. Cartoline e istantanee lo sono, in un certo senso, anche le migliaia di pagine delle avventure de Il Piccolo Nicolas, un corpus di oltre duecento storie (in Italia le pubblica l’editore Donzelli) firmate da René Goscinny e Jean Jacques Sempé, due mostri sacri dell’umorismo scritto e disegnato. René Goscinny (1926-1977), creatore di Asterix assieme ad Albert Uderzo, narra le avventure di un ragazzino tra gli 8 e i 10 anni che racconta in prima persona – e il punto di vista da bambino fu una novità nella letteratura sull’infanzia, solitamente vista dalla parte degli adulti – la vita quotidiana tra scuola e famiglia. Che si consuma tra barbose lezioni, e molto più divertenti zuffe e scorribande con compagni di scuola dai nomi bizzarri (Rufus, Alceste, Maixent, Agnan, Clotaire); e piccole baruffe casalinghe sotto la presenza vigile e bonaria di mamma e papà e l’invadenza intermittente della nonna. Sempé (1932), illustratore e vignettista di fama internazionale, commenta e illustra il tutto con il suo stile elegante e umoristico, fatto di tratti semplici ma ricchi di espressività. 6a4b6d6b939ce8d4c50c9a5922c66e56_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy

Dal primo racconto illustrato, pubblicato il 29 marzo del 1959, sul quotidiano Sud-Ouest Dimanche ai successivi, dai quotidiani alle riviste, ai libri, il successo è crescente e dura negli anni. Fino al 2014, quando Anne Goscinny ritrova negli archivi del padre un centinaio di racconti inediti e li pubblica in tre volumi. Il successo è di nuovo folgorante: migliaia di copie vendute; nel 2009 il primo film, Le Petit Nicolas, e nel 2014 questo secondo, ambedue diretti da Laurent Tirard. Protagonista è sempre lui, Nicolas (nei due film interpretato, ieri da Maxime Godart e oggi da Mathéo Boisselier). Questa volta, però, si cambia scena. La scuola è finita e le vacanze al mare portano nuovi ambienti, panorami e, soprattutto, nuovi amici dai caratteri e dai nomi non meno insoliti: Blaise, il figlio dei padroni dell’albergo Beau Rivage, Fructuex che mangia di tutto (dai ghiaccioli buttati nella sabbia alle gomme masticate e appiccicate alle cabine, fino alle uova delle vipere), Djodjo un ragazzino inglese, Crépin che scoppia a piangere di continuo, Côme che vuole avere sempre ragione. E poi c’è Isabelle (interpretata dalla bravissima Erja Malatier), una bambina con le treccine e due occhi grandi e inquietanti (sembra la copia di Mercoledì, la bambina della Famiglia Addams) che lo fissa di continuo e che, dopo una diffidenza e un’avversione iniziale del piccolo Nicolas, riuscirà a farlo innamorare.

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Scene di vita quotidiana in vacanza al mare, tra castelli di sabbia, scottature, fughe e marachelle. E, dalla parte dei grandi, tra lunghe giornate spese sotto l’ombrellone, l’ingombrante presenza della suocera (Dominique Lavanant) e incontri, non sempre graditi, con gli altri ospiti dell’albergo. Ma anche nella tranquilla e un po’ noiosa vita di mamma e papà – interpretati dalla straordinaria coppia Valérie Lemercier e Kad Merad (quello di Giù al Nord) – farà irruzione l’imprevisto. Ovvero l’invadente, fracassone e sopra le righe regista italiano Massimo Massini (è il nostro Nicola Zingaretti) che turberà, con urla e strepiti dal set, le sieste dei bagnanti e i sogni della mamma di Nicolas, illudendola su una possibile e improbabile carriera cinematografica. Si guarda con il sorriso sulle labbra questo Le vacanze del Piccolo Nicolas. Lo si gusta come un ghiacciolo colorato, come colorati, pastellosi e plasticosi sono gli oggetti, gli arredi, i vestiti di un’era tra i Cinquanta e i Sessanta, anni in cui si svolgono le storie. Tutto è lindo, bello e buono e non succede mai nulla di male, nulla che non superi le burla di un Gian Burrasca o qualche cascatone da cartoon. E i bambini sono davvero dei bambini con le facce da bambini di quegli anni, perfetti nei loro costumini di cotone, nelle canottiere colorate, nelle scarpine e nei sandali, tutti diversi, né omologati né griffati. Sospeso tra le atmosfere e i poetici personaggi di un capolavoro come Le vacanze di Monsieur Hulot di Jacques Tati e i più prosaici tipi da spiaggia di tanti film vacanzieri (compresa qualche commedia all’italiana) il film di Laurent Tirard merita un rassicurante pomeriggio passato al cinema in compagnia dei figli – per chi ce li ha – o da soli. Perché bambini come il Piccolo Nicolas lo siamo stati un po’ tutti. O almeno lo vorremmo essere.

Frasi celebri

Il papà di Nicolas fa il cascamorto con una biondona villeggiante tedesca. E quando lei, a tavola, le chiede di passarle il sale lui, ammiccando, le risponde se vuole anche della senape e magari un po’ di caffé. La moglie, ingelosita, alludendo alla storica rivalità franco-tedesca, lo fulmina con «Dalle anche l’Alsazia e la Lorena, già che ci sei!».

Alle proteste della moglie, infastidita dalle urla del regista italiano, il marito replica: «Non durerà a lungo, sai… nel cinema non lavorano mai tanto». E subito dopo la madre di Nicolas si alza, va dal regista e lo apostrofa con un: “Non siamo mica a Cinecittà!”.