Intrighi di famiglia da romanzo vittoriano. “Saltburn” alla Festa conferma la regista promettente

Passa alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, “Saltburn”, secondo film della britannica Emerald Fennell, Oscar per “Una donna promettente”. Storia degli intrighi romanzeschi nella lotta al titolo di una nobile famiglia, sullo sfondo di una tenuta aristocratica che sembra fatta per nascondere e confondere…

Esisterà senz’altro – entomologi di tutto il mondo, siate pronti a smentirci – un tipo di toenia che non si accontenta di divorare il suo ospite, ma alla fine ne prende direttamente possesso. Magari è solo fantascienza e un po’ lo speriamo. In ogni caso, un animale simile sarebbe la similitudine perfetta per parlare di Saltburn, seconda fatica di Emerald Fennell, passato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

È un film ondeggiante, che però prima di tutto ci conferma il talento della sua regista e sceneggiatrice, già premio Oscar alla miglior sceneggiatura qualche anno fa per il suo esordio Una donna promettente, nonché interprete di Camilla nella serie cult di Netflix sulla famiglia reale britannica, The Crown.

Saltburn si dondola tra ottime intuizioni e forzature di mano, con uno humour quasi macabro ma ben congegnato. Il titolo è il nome della magione all’inglese di proprietà della nobile famiglia Cotton, di cui conosciamo in primis il rampollo, studente a Oxford (come la regista stessa, tra l’altro), dove si compie il fatale incontro col nostro protagonista, introverso genietto e sedicente proletario.

Tra le varie anime del film spicca innanzitutto l’atmosfera da romanzo di fine ottocento, di quel ritorno del gotico in cui il diabolico ha già iniziato a insinuarsi nella mente di un solo personaggio. Oliver, il protagonista, ha qualcosa sia del Jekyll-Hyde di Stevenson (una bella inquadratura su un tavolo specchiato non esita a sottolinearcelo) sia del Dorian Gray di Wilde. A un certo punto, in una delle scene sul confine con l’eccesso, si descrive persino vampiro.

Suo interprete è il bravissimo Barry Keoghan, star già più del presente che del futuro, fresco di nomination agli Oscar per la sua splendida interpretazione ne Gli spiriti dell’isola. Anche in un ruolo non istintivamente associabile a un viso come il suo, riesce in fin dei conti molto bene, coadiuvato dalla vera e propria forza aggiunta del film: il cast.

Il bellissimo ragazzo erede al titolo è il sex symbol australiano Jacob Elordi, sua madre Rosamund Pike, padre e sorella rispettivamente Richard E. Grant e Alison Oliver. C’è spazio anche per Carey Mulligan, pilastro di Una donna promettente e qui svampita amica di famiglia che finisce per ammazzarsi tra il disprezzo dei Cotton («Trova sempre un modo per farsi notare»).

Dopo un esordio fortemente radicato nei dibattiti e nell’attualità statunitense, Fennell stupisce un poco mettendo su un film a forte tinte britanniche. Non solo accenti, atmosfera e ironia. Il vero e proprio motore è, come nei migliori (e nei peggiori) romanzi vittoriani, la lotta per il titolo nobiliare. Un obiettivo che può apparire di valore solo a latitudini in cui aristocrazia e monarchia cercano disperatamente di rimanere attuali.

Necessità molto a stelle e strisce invece è, ahinoi, l’evitabile spiegone finale. Saltburn è efficacemente disseminato di sospetti, suggeriti di continuo lasciando le adeguate zone d’ombra agli occhi del pubblico. Nel finale però sono tutti esplicitamente confermati da regista e protagonista. Non serviva, ma come sempre essere capiti da chiunque è il presupposto fondamentale per vendere di più.

Saltburn è già molto atteso nella cinefilia, specie quella più giovane. E proprio a quella fetta si rivolge con maggior forza, anche grazie al cast di astri nascenti ma ben consolidati negli ultimi anni. Sfrutta poi ingegnosamente la ritrovata passione per trame e amori aristocratici (vedasi buona parte delle nuove produzioni Netflix) senza scadere nella banalità. Insomma, un film scaltro ma godibile. Sperando che Amazon, qui produttore, non lo faccia passare in sala solo per portarlo rapidamente in piattaforma.