La corsa di Armostrong a rischio sequestro
In sala da oggi “The Program” di Stephen Frears dedicato al celebre ciclista texano coinvolto nel più grande scandalo di doping. Ma gli avvocati del dottor Ferrari diffidano la distribuzione …
A proposito di The program, il suo film da oggi portato nelle sale italiane da Videa, Stephen Frears spiega: “Si tratta di una corruzione megagalattica, sembra un romanzo ma è la realtà” e impietoso aggiunge “voi italiani lo sapete bene: ho imparato tutto da registi come Francesco Rosi e da film come Le mani sulla città o Il caso Mattei. Omertà è una parola italiana come mafia”.
Appunto … E proprio in contemporanea con l’uscita nei nostri cinema di The Program, parte la diffida, la richiesta di sequestro e la minaccia di risarcimento danni da parte degli avvocati del dottor Ferrari che, secondo loro, “non ha mai somministrato eritropoietina a Lance Armstrong”.
È Michele Ferrari (interpretato da Guillaume Canet), infatti, il medico italiano indicato nella pellicola come l’ideatore del “programma“ : un composto dopante a base di Epo, cortisone, testosterone, ormone della crescita e lavaggi del sangue grazie al quale Armstrong ha vinto sette volte il Tour de France, prima di essere, finalmente, scoperto positivo al controllo anti doping e ammettere la sua impostura colossale, con la conseguente privazione dei prestigiosi titoli illecitamente conseguiti.
Ispirato all’omonimo best seller del giornalista del Sunday Times, David Walsh, edito in Italia da Sperling & Kupfer, The Program è ben costruito e godibile, in gran parte girato in esterni, a rimarcare la veridicità della storia, con belle riprese in bicicletta, discese mozzafiato e l’aggiunta di molte scene di repertorio, soprattutto per le gare.
Insomma, mostra il ciclismo come non l’abbiamo mai visto. Anche nel suo lato oscuro, con le scene di doping di massa dell’intera squadra che affianca il ciclista texano nelle sue imprese mirabolanti. E in quelle che alludono a complicità più o meno consapevoli nelle federazioni ciclistiche internazionali e nella stampa per evitare di squarciare il velo sulle pratiche farmacologiche illecite, molto comuni tra gli anni 90 e i primi del nuovo millennio, di uno sport che ormai di sportivo conservava ben poco.
Bravo e credibile Ben Foster, nei panni di Armstrong in una sorta di identificazione che l’ha portato a farsi iniettare l’EPA sotto controllo medico, per sperimentarne gli effetti ed essere ancora più realista nella sua interpretazione. Bravo anche Chris O’Dowd nelle vesti di Walsh, che da caporedattore sportivo del Sunday Times, a differenza dei suoi colleghi, sospetta e investiga sull’insuperabile potenza agonistica di Armstrong. Bella l’apparizione di Dustin Hoffman, consulente di un’assicurazione coinvolta nei successi straordinari di Armstrong.
Eppure, il film non convince del tutto, forse perché, dopo i precedenti ritratti dal vero di The Queen e di Philomena, ci si aspettava da Frears uno sguardo e una narrazione altrettanto personali e intime. Forse perché da italiani non riusciamo più a sorprenderci di fronte a nessuno scandalo…
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