La scomparsa di Marina Cicogna. Produttrice controcorrente di tanto cinema d’autore


È morta a Roma, il 4 novembre all’età di 89 anni, Marina Cicogna, storica produttrice cinematografica, tra le primissime donne ad essersi affermata in un ambiente di soli uomini e contessa della storica famiglia veneziana dei Volpi di Misurata.

Nipote, cioè di quel Giuseppe Volpi di Misurata fondatore della Mostra di Venezia, ma anche gerarca fascista con responsabilità nel passato coloniale del regime e coinvolgimenti nel disatro del Vajont, Marina trascorrerà tutta la vita da anticonformista, battendosi per accompagnare al successo autori come Giuseppe Patroni Griffi (Metti, una sera a cena), Pier Paolo Pasolini (Teorema e Medea), Francesco Rosi (Uomini contro), Lina Wertmueller, Enrico Maria Salerno, Sergio Leone e Franco Zeffirelli.

Fino a quell’Oscar per il miglior film straniero (1971) a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, con i magnifici Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan alla quale si legherà con una scandalosa – per l’epoca – storia d’amore.

Nata a Roma il 29 maggio 1934 da papà Cesare (nella famiglia veneziana Cicogna si contano vari Dogi) e mamma Annamaria Volpi è da quest’ultima che Marina viene chiamata alla testa della casa cinematografica Euro International, insieme al fratello minore Bino, dopo gli anni trascorsi negli States (a New York si diploma in fotografia ed entra nella grande famiglia di Hollywood grazie all’amicizia con la figlia di Jack Warner).

È qui che si dimostra subito abile cercatrice del grande cinema d’autore con titoli come L’uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet (premiato all’Oscar) e Bella di giorno di Luis Bunuel  (Leone d’oro alla Mostra di Venezia, nella foto). Ed ecco che decide di entrare nella produzione, “contendendosi” con Marina Piperno (classe 1935) il primato di “prima donna produttrice” nella storia del cinema italiano.

Le sue scelte sono spesso in controtendenza rispetto ai canoni della distribuzione, ma sempre la portano a conseguire risultati sia artistici che commerciali. Così, dopo la crisi finanziaria della Euro e il tragico suicidio di Bino in Brasile, lascia la società e collabora con Paramount scontrandosi però con lo Studio che non approva i film di Bertolucci (Ultimo tango a Parigi) e Liliana Cavani (Portiere di notte) da lei proposti.

Nel 1975 molla tutto decidendo di tornare negli Stati Uniti dove stringerà una carismatica collaborazione e una grande amicizia con Calvin Klein.

Icona della moda, ribelle, amica di Gianni Agnelli così come del presidente dei produttori americani Jack Valenti, figura carismatica nel mondo dell’arte, fotografa di qualità (la mostra Scritti e Scatti del 2009), la “donna più potente del cinema europeo”, come scrisse Time, ritorna in Italia negli anni ’90.

Adotterà la sua compagna di vita, Benedetta, che le è stata a fianco fino all’ultimo istante, e nel 2002 viene chiamata dal ministro dei Beni Culturali, Giuliano Urbani, alla guida dell’agenzia di promozione del cinema italiano all’estero, Italia Cinema (poi Filmitalia). Tanti i riconoscimeti ricevuti, tra cui il Nastro d’argento nel 2014 e il David di Donatello alla carriera nel 2023.

Tra le sue pubblicazioni La mia Libia (con le istantanee della sua giovinezza a Tripoli alla fine degli anni ’50 nella casa di famiglia) e il diario di vita Ancora Spero (Marsilio 2023)con Sara D’Ascenzo. Un suo ritratto è stato presentato, nel 2021, alla Festa del Cinema di Roma nel documentario La Vita e Tutto il Resto di Paolo Bettinetti. “La famiglia – diceva – non è mai stata la mia vera casa. Il mio mondo, il mondo degli affetti e delle sfide, è sempre stato il cinema e per questo sono vissuta”.