L’Italia della crisi in via della Povertà
Passato in concorso alla Settimana della critica veneziana, arriva in sala dal 29 settembre “Le ultime cose”, della giovane Irene Dionisio, apprezzata documentarista al debutto nel cinema di finzione. Il Banco dei pegni di Torino al centro di un toccante e rispettoso racconto sulle nuove povertà. Da non perdere…
C’è un’idea di fondo potente ne Le ultime cose, felice passaggio al cinema di finzione di una brava e riconosciuta documentarista come Irene Dionisio (Sponde, La fabbrica è piena). Sembra un nulla e invece è tutto, perché alle volte basta uno slittamente semantico per dare forza ad una narrazione altrimenti destinata a binari piuttosto battuti.
Stiamo parlando delle merci, infatti, che nel film, in sala per Istituto Luce dal 29 settembre, sono le vere protagoniste. Le merci, unico culto globalizzato del nostro presente, icone di un consumismo e di un capitalismo che pur mostrando la corda da anni, restano unico credo e unica fede.
Ebbene ecco che quelle merci, immerse nel contesto del Banco dei pegni, cambiano di significato: non più simbolo di ricchezza, ma di povertà, “ultime cose” di una condizione di benessere, spazzata via da una crisi, quella del nostro presente, che lascia poche via di uscita, non solo in termini finanziari.
È dunque una umanità di poveri, e soprattutto nuovi poveri quella che si muove dentro e fuori il Banco dei pegni di Torino. Il luogo “istituzionale” dove si mette all’asta la “cattiva sorte”delle persone e si punta al guadagno più alto con la valutazione più bassa della merce. Come non perde occasione di fare lo spietato funzionario dell’istituto (Roberto De Francesco, parte di un ottimo cast, in cui figurano tra gli altri Christina Rosamilia, Alfonso Santagata, Salvatore Cantalupo), in losca combutta con quel sottobosco illegale che, fuori, lucra sulle polizze da riscattare della gente piena di debiti.
Al fianco del burocrate senza scrupoli, un giovane perito ancora acerbo nel piegare l’etica agli interessi personali. Poi una giovane trans tornata da poco in città dopo un amore finito. E, ancora, una coppia di anziani – delle varie storie la più riuscita – costretta ad indebitarsi per aiutare il nipotino, a cui dedicano le intere giornate: la madre del piccolo, sola, lavora tutto il giorno senza riuscire ad avere abbastanza per lei e suo figlio, a mostrare un ulteriore tassello del nostro paese al tempo della crisi, in cui a pagare il prezzo più alto, come sempre, sono le donne.
Nel mezzo una pelliccia, una collana, una cornice d’argento aspettano di essere “riscattati” dai loro proprietari. Ma i debiti non lasciano scampo ad alcun riscatto, né di merci, né di dignità, anche questa calpestata e umiliata dalla crisi.
Lo sguardo da documentarista di Irene Dionisio si posa con delicatezza e profondo rispetto sulle persone e le loro ultime cose. Svelando un cinema necessario e capace di rispondere alle urgenze del presente. E che conferma il talento di una giovane autrice da tenere sicuramente d’occhio. Come del resto ha fatto Carlo Cresto-Dina, ormai consacrato scopritore di talenti femminili (Alice Rohrwacher, Caterina Carone) che ha prodotto il film (con una serie di partner internazionali) con la sua Tempesta. Sicuramente da non perdere.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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