Maria e Elisabetta, regine di “sorellanza”. La storia (riscritta) al cinema nell’era #me too
In sala dal 17 gennaio (per Universal Pictures) “Maria regina di Scozia”, rilettura in chiave #me too della celebre pagina di storia elisabettiana saccheggiata dal teatro, dal cinema e dalla letteratura. Lo firma la britannica Josie Rourke, celebre regista teatrale che, per il suo debutto nel cinema, trova ispirazione nell’ennesima biografia di Maria Stuarda, stavolta dello storico australiano John Guy. Le giovani dive hollywoodiane Saoirse Ronan e Margot Robbie nei panni delle due sovrane …
Continua a soffiare il vento #me too. Anche a ritroso, fino a riscrivere la storia. Quella, del resto molto appetitosa e già ampiamente saccheggiata da tanti artisti, di Maria Stuarda di Scozia, volitiva cugina e rivale della ben più celebre e potente Elisabetta I d’Inghilterra nel cui scontro per il trono ci rimise letteralmente la testa.
Del suo destino tragico culminato sotto la mannaia del boia si sono innamorati attraverso i secoli grandi poeti come Vittorio Alfieri (Maria Stuarda, tragedia del 1788) o Friedrich Schiller (Maria Stuart, tragedia in 5 atti del 1800), grandi musicisti come Gaetano Donizetti (Maria Stuarda, opera lirica su libretto di Giuseppe Bardari del 1834), grandi scrittori come il papà dei Tre moschettieri, Alexandre Dumas (bella l’edizione Sellerio del 2006) o l’austriaco Stefan Zweig (Maria Stuarda, la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, 1935). Ed ovviamente il cinema che, fin dai tempi del muto, ha vestito le sue dive coi panni della popolare eroina romantica. Da Mary Fuller (1913) a Fay Compton (1923), da Katharine Hepburn (per John Ford nel ’36) a Vanessa Redgrave (per Charles Jarrott nel ’72) – tralasciando un’altra quarantina di titoli fra film e fiction tv – Maria Stuarda ha continuato a popolare da protagonista anche l’immaginario cinematografico.
Non stupisce, dunque, l’ennesima incursione nella sua vita ad opera di Josie Rourke, nota regista teatrale e in qualche modo bandiera del #me too britannico (prima donna a capo di un importante teatro londinese, il Donmar Warehouse) che per questo suo debutto nel cinema in grande stile – mega produzione anglo-americana in odore di Oscar – ha scelto la chiave femminista della “sorellanza” fra le due storiche rivali, così da assecondare il vento che tira.
Con le giovani dive hollywoodiane Saoirse Ronan nei panni di Maria e Margot Robbie in quelli di Elisabetta, la regista britannica costruisce dunque un affresco d’epoca – siamo nel 1561 in Scozia quando Maria fa ritorno in patria dopo essere rimasta vedova del re di Francia, Filippo II, “minacciando” appunto il trono d’Inghiltrrra – ricco e sontuoso dal punto di vista del décor, ma povero da quello drammaturgico. Dove gli intrighi di corte, le ragioni di stato e il sanguinario scontro tra protestanti e cattolici, sono schiacciati sullo sfondo in chiave “maschi” contro “femmine”. Mentre la “sorellanza” evocata dalle due regine (soprattutto da Maria la cattolica) è destinata a soccombere sotto il potere maschile e maschilista.
Ispirato a Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart, ennesima fortunata e romanzata biografia della sovrana decapitata di John Guy, Maria regina di Scozia è sceneggiato da Beau Willimon, popolare firma della serie House of Cards. E forse il racconto così attento agli umori contemporanei – compresa la lettura gender del secondo marito di Maria e la corte pacificamente multietnica – si mostra più adatto ad una serie tv che al cinema. Per chi gradisce il genere – molto soap, però – segnaliamo Reign, serie tv americana su Netflix.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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