“Microbo et Gasolina”, fuga estiva dalla mediocrità

In sala dal 5 maggio (per Movie Inspired)  il nuovo, bellissimo film di Michel Gondry che ha chiuso la Festa di Roma. La fuga di due ragazzi su un’automobile artigianale che diventa il simbolo del suo cinema: per il surrealismo, contro la realtà…

microbe-et-gasoil-primo-trailer-poster-e-foto-per-il-nuovo-film-di-michel-gondry-v2-229421-1280x720La Festa del cinema di Roma trova il colpo nel finale con Microbo e Gasolina di Michel Gondry. Proiettato nella sezione Alice nella città, che tradizionalmente ospita film con protagonisti bambini o adolescenti, la pellicola segue la storia di Daniel, detto Microbo per la sua altezza, al liceo in una scuola di Versailles. Le cose cambiano quando il ragazzo conosce Théo, detto Gasolina perché adora armeggiare con i motori.

È l’incontro di due esclusi, due personalità borderline sottolineate dai rispettivi soprannomi (uno è troppo basso, l’altro sempre sporco) che fanno fronte comune alla fine dell’anno scolastico, all’inizio dell’estate.
I due costruiscono un’automobile artigianale per andare in viaggio nella campagna francese: fatta di rottami di altri veicoli, pezzi assemblati insieme e con un vecchio motore, e “travestita” da casa per ingannare la polizia, l’auto si lancia in una grottesca avventura on the road.

È qui il punto della questione: nella casa/auto dei giovani Gondry ripone la concezione più intima del suo cinema. Prendere materiali da trovarobe, scarti di oggetti consumati, rimetterli insieme, creare qualcosa di nuovo e originale è la sostanza del film: la casa/auto è il trampolino che lancia i ragazzi lontano dalla medietà di provincia, dall’ignoranza e dall’esclusione, e davanti alla grigia realtà rivendica il proprio spazio, quello del surrealismo.

Il viaggio è quindi un percorso a tappe che tocca varie stazioni, dall’ipotesi di un padre folle alla possibilità di un amore, dalla contemporaneità di un campo nomadi al luogo “fuori tempo” di una fiera di paese.

Come il bricolage che apriva L’arte del sogno, il taglia e cuci di Microbo e Gasolina rende tangibile un pensiero e produce un’ipotesi alternativa alle mediocrità della vita che è, per metafora, l’ipotesi di un cinema diverso e fuori dai soliti schemi. Per questo Gondry è quella casa: il regista si identifica con la surrealtà, con la fuga dal realismo e il riparo nell’invenzione, contro la convenzione narrativa che si ostina a inscenare la cosiddetta “vita vera”. A suo modo un film politico, perché rivela la posizione del cineasta attraverso la sua scelta di linguaggio.

Michel Gondry firma il suo film migliore dal capolavoro Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello), un intreccio bagnato nel cinema francese a partire da Rohmer, perché dopotutto è un racconto d’estate, proseguendo per Truffaut e sfiorando perfino Buñuel (“Sei un figlio della borghesia”, dice Gasolina a un compagno di classe): lo scrive magnificamente, spaziando dalla figura horror del dentista a momenti di commedia esilarante, come il refrain sul carattere di Microbo che è troppo influenzabile; lo dirige in modo magistrale, come dimostra – ad esempio – l’alto surrealismo della ripresa alla mostra di quadri.

Il viaggio dei ragazzi finisce e disegna una chiusura malinconica all’ombra di un amore non consumato, forse fallito in partenza, come quello di Joel e Clementine: ma non importa, perché il viaggio è il punto d’arrivo, un’altra strada è stata percorsa dimostrando che la nostra realtà non è l’unica possibile.