Nanni: “Il punto di arrivo è la semplicità”
Il regista si racconta, per una volta, senza troppe reticenze. La scomparsa della mamma, la scelta di avere un alter ego femminile e soprattutto il profondo senso di inadeguatezza. “Più il tempo passa e più il disagio cresce”
“La morte di una madre è sempre un passaggio importante nella vita, come avrete provato in molti. A me è successo durante il montaggio di Habemus Papam”. L’idea del film è venuta da qui. Ma parlare della sua vera madre, Agata Apicella, insegnante di lettere al liceo Visconti di Roma, “un po’ mi imbarazza”, confessa Nanni Moretti di fronte alla folla di giornalisti delle grandi occassioni, per la presentazione del suo nuovo, folgorante, Mia madre. Eppure, stavolta, nonostante la sua proverbiale riservatezza, si lascia andare. Eccome. Racconta degli ex alunnni di sua madre che, come nel film, la continuavano ad andare a trovare. “Per loro non era solo un’insegnate, ma un punto di riferimento. E questa cosa mi si è rivelata solo dopo la sua morte”.
Ammette, dunque, la grande componente autobiografica, molto più presente che nei suoi precedenti lavori. Ma ammette, soprattutto, quel profondo senso di “ineguatezza” che investe la protagonista, Margherita Buy, suo alter ego femminile nel film. “Beh diciamo che il senso di disagio – prosegue Moretti – è una cosa che conosco molto bene. Più il tempo passa e più il disagio cresce… Credevo che invecchiando sarebbe diminuito”. Il pelo sullo stomaco, come si dice, nonostante il passare del tempo però non gli è venuto. “Non ho acquistato freddezza, né sicurezza. E faccio sempre gli stessi sogni il giorno prima delle riprese. Certo a vent’anni non mi sarebbe venuto in mente di fare un fim così”. Un film pieno di fragilità, dove le certezze del giovane e dogmatico Michele Apicella, appaiono lontane anni luce, cedendo il passo allo spaesamento che porta addosso Margherita, a cui Moretti ha pensato da subito, spiega, affidandole “qualcosa di molto personbale”. “Fin da quando ho iniziato a scrivere il soggetto ho pensato ad una donna. Oltretutto e felicemente non sono più da tempo protagonista dei miei film”. Quanto al suo ruolo di fratello di Margherita, più asciutto e “composto”, dei soliti spiega: “Prima mi divertivo a portarmi dietro delle costanti del mio personaggio, ora non ho più questa fissazione. Forse il punto di arrivo è proprio la semplicità con cui raccontare certe cose. Questo è il traguardo”.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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