Zerocalcare tra i semi- finalisti dello Strega

Zerocalcare e Valerio Mastandrea visti da Zerocalcare
Zerocalcare e Valerio Mastandrea visti da Zerocalcare

Il disegnatore tra i semi finalisti del premio letterario più celebre d’Italia. In attesa che la sua “Profezia” diventi un film per la regia di Valerio Mastandrea. Sul suo blog gli aggiornamenti e le preoccupazioni

Sarebbe troppo facile esordire con: io l’avevo detto… Però io l’avevo detto per davvero, anzi scritto. Su l’Unità del 3 luglio 2008, nella mia rubrica «Il calzino di Bart», con queste testuali parole: «… il fumetto è maturo per lo Strega, il Viareggio, il Campiello e qualsiasi altro premio letterario. Cari editori, critici e selezionatori, fateci un pensierino».

A farlo, il pensierino, ci sono voluti sei anni, fino al 2014, quando al Premio Strega fu candidato per la prima volta un fumetto, un graphic novel: si trattava di unastoria di Gipi, edito da Coconino Press – Fandango. Il libro, poi, non arrivò nella cinquina finale che si contese il Premio (vinto da Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo, Einaudi) ma, come si dice, il ghiaccio era rotto. Tanto che un anno dopo, cioè oggi, allo Strega viene nuovamente candidato un altro fumetto, Dimentica il mio nome di Zerocalcare, edito da Bao Publishing. Insomma, un po’ profetiche quelle mie parole lo furono.

Di profezia in profezia, magari quella dell’Armadillo, spalla e alter-ego di Michele Rech – classe 1983, aretino con origini francesi trapiantato a Roma, anzi nel quartiere di Rebibbia – in arte Zerocalcare. Il suo La profezia dell’armadillo (2011) ha scalato vendite e tirature in successive ristampe e edizioni e lui, Zerocalcare, con i suoi libri a fumetti (Un polpo alla gola, Ogni maledetto lunedì su due, Dodici, Dimentica il mio nome) è diventato un fenomeno editoriale da centinaia di migliaia di copie. Fenomeno culturale lo era già prima con il suo fare fumetti militanti, sul suo seguitissimo blog, nei concerti punk ai quali prestava le sue locandine, nei festival dei centri sociali, come il Crack al Forte Prenestino di Roma. Fenomeno mediatico lo è diventato giorno dopo giorno, moltiplicando suo malgrado – timido, riservato, orgoglioso difensore della sua «appartenenza» com’è – strisce e storie a fumetti, presenze, apparizioni, interviste in manifestazioni, eventi, giornali e tv. Fenomeno cinematografico, vedremo se lo diventerà con il film tratto proprio da La profezia dell’armadillo, diretto da Valerio Mastandrea, scritto a quattro mani da Zerocalcare assieme allo stesso Mastandrea, Johhny Palomba e Oscar Glioti.

Decisione sofferta questa di «passare» al cinema, magnificamente raccontata e disegnata sul suo blog, in un post dal significativo titolo Una cosa complicata. Dentro ci sono tutti i tormenti del giovane Zero, il dilemma vendersi o non vendersi, l’azzardo di uscire nello spazio profondo dello spettacolo mediatico ma tenersi ben ancorato al cordone ombelicale delle proprie radici e della propria comunità di appartenenza.

E ora lo Strega, ovvero il palcoscenico letterario più noto d’Italia, come era successo l’anno scorso al suo collega di matita Gipi. Da allora, i due, nonostante diversità e distanze generazionali, di sensibilità e di linguaggio, sono diventati amici e viaggiano in coppia, alla ribalta di festival, pubbliche interviste e confessioni. Se lo meritano perché sono bravi e perché si sono fatti valere per quello che fanno. Per l’anima e il cuore che mettono nei loro disegni e nelle loro storie. Perché il fumetto o graphic novel – lo riscriviamo – è maturo anche per i premi letterari (e per il cinema). Anche se il rischio che l’attenzione che – da un po’ di tempo e sempre di più – gli si dedica, sia dettata da una moda passeggera e dalla notorietà mediatica di questi due bravissimi autori. Ci auguriamo che Gipi e Zerocalcare siano le staffette di tanti altri validi autori e splendide opere a fumetti che ci sono e sono pronte a correre.