Né Clinton né Trump: Oliver Stone a muso duro
In sala dal 24 novembre (per Bim) “Snowden” l’ultimo film del grande regista americano dedicato al Datagate sui programmi di intercettazione di massa statunitensi. Joseph Gordon-Levitt nei panni dell’informatico “talpa” della Cia. Un thriller politico complesso basato su ben due libri. Oliver Stone in conferenza stampa alla Festa di Roma contro Obama, Clinton e Trump…
Oliver Stone è un vulcano. Evidentemente il film rischia di non bastare, alle immagini cinematografiche devono seguire le parole in sala. Così la conferenza stampa di Snowden, l’ultimo film del settantenne regista di Platoon e JFK, presentato già al Toronto Film Festival e oggi alla Festa del Cinema di Roma, si trasforma quasi in un congresso.Visto il tema enorme e delicatissimo.
Un congresso da cui i politici sono messi al bando, tutti; parla solo il regista. E Oliver Stone di cose da dire ne ha molte, sul film e oltre il film. È lui stesso a tradire, d’altronde, un certo timore che Snowden, lavoro piuttosto complesso, possa non essere pienamente compreso.
La storia è quella vera di Edward Snowden – interpretato da Joseph Gordon-Levitt – tecnico informatico ed ex dipendente della Cia, che nel 2013 ha rivelato pubblicamente i dettagli di vari programmi di sorveglianza di massa attuati dal governo statunitense e da quello britannico, tra cui l’ intercettazione telefonica tra Stati Uniti ed Unione Europea riguardo i metadati delle comunicazioni e i programmi di sorveglianza Internet.
Uno scandalo, il Datagate, che nell’anno successivo è stato raccontato dal giornalista britannico del Guardian Luke Harding nel libro The Snowden Files e dal russo Anatoly Kucherena nel romanzo Time of the Octopus. Quest’ultimo legale di Snowden in Russia dove l’ex uomo Cia vive attualmente.
Nel 2014 Stone ha comprato i diritti di entrambi i libri e, dopo le difficoltà di produzione incontrate negli Stati Uniti, come ha raccontato oggi in conferenza stampa, ha trovato l’occasione di produrre il film in Germania.
«La difficoltà – confessa Stone – è stata quella di raccontare in due ore, con i tempi e il linguaggio del cinema, un thriller biografico che non può godere di azioni movimentate, inseguimenti, sparatorie, per poter rimanere puramente realistico».
In questo Stone e Kieran Fitzgerald, co-sceneggiatore del film, sono stati aiutati dallo stesso Snowden – che hanno incontrato nove volte – il quale «ha riletto, corretto e integrato la sceneggiatura specialmente negli aspetti più tecnici delle sue rivelazioni».
Testimonianze che mettono a nudo gli Stati Uniti d’America e il suo presidente uscente, Barack Obama, a cui Stone non risparmia pesanti accuse: «Obama non ha dato seguito, tra le altre cose, alle tante parole spese sulla riforma del controllo governativo delle informazioni private dei cittadini, non è riuscito a fare chiarezza sulla NSA (National Security Agency) e ad arginare la degenerazione che ha portato da un uso legittimo delle intercettazioni mirate, soprattutto nei confronti dei terroristi, ad uno repressivo delle intercettazioni di massa”.
Un film politico dunque, che però tenta di entrare anche nella testa del suo protagonista: «Il punto fondamentale è questo: perché Snowden ha rivelato le informazioni, come lo ha fatto, chi lo ha spinto, qual è il rapporto con la sua ragazza che lo ha aiutato a non perdere la propria anima. È un film kafkiano: ci ritroviamo dentro un sistema così opprimente che finiamo per essere colpevoli di cose che neanche conosciamo. Snowden era favorevole alla sorveglianza mirata, ma il controllo di massa non ha senso; il governo dice di utilizzare quest’ultimo per scoprire anche le telefonate più strane ed allarmanti, ma il loro vero scopo non è quello di colpire i terroristi, ma di raccogliere dati, osservare ogni cosa e utilizzarla per i propri interessi, attraverso la tecnica del cambiamento di regime già adottato in Iraq, Siria, Venezuela».
I cittadini americani però non hanno ancora ben chiara la situazione, alcuni ancora «confondono Snowden con Assange, a mala pena sanno chi sia».
E allora questo film si rivela un impegno necessario, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali dell’8 novembre su cui Stone nutre forti dubbi: «In Europa rimanete sconcertati di fronte a Donald Trump, e io non credo che lui possa farcela. Ma Hillary Clinton cosa rappresenta? Nient’altro che la mentalità americana, quella del “o sei con noi o sei contro di noi”. Lei è più militarista di Obama, sarà più dura contro alcuni paesi. È già stata responsabile degli interventi in Iraq, Siria, Honduras. Io non vedo in lei uno spirito riformista».
Snowden arriverà in Italia il 1° dicembre distribuito da Bim.
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