Omaggio a Fellini tra uno spot e l’altro. Su Cine34 nel nome del cinema italiano

«Che cos’è?». «Guarda, è Gesù!». Oppure è Fellini? Viene quasi da chiederselo di fronte alle frenetiche celebrazioni per questo centenario dalla nascita del grande autore riminese. E viene in mente, non a caso, proprio l’incipit de La dolce vita, con quella statua del Cristo trasportata in elicottero e trasfigurata (o degradata?) a (dissacrante) sagra mediatica pop per la curiosità (effimera) degli spettatori.

Non che ci sia nulla di male (tutt’altro) ad approfittare della ricorrenza per rivedere, approfondire, far conoscere a beneficio di ogni generazione un’opera e un immaginario che hanno segnato la storia (non solo) del cinema. Ma, fra tante occasioni di (ri)scoperta del genio felliniano, può succedere di tutto. Persino che proprio la sua amatissima “dolce vita” finisca imbottita di spot come un panino, proprio ad opera del neonato canale tematico Cine34 di casa Mediaset, dedicato al cinema italiano.

Così è accaduto l’altra sera, con gli spot del Grande Fratello a intervallare le storiche sequenze da antologia del cinema. E chissà cosa potrebbe dirne oggi lo stesso Fellini, tra i più acerrimi nemici delle interruzioni pubblicitarie nei film (guarda la  videolettera ANAC del ’89) che definiva «un’aggressione, una violenza, un gesto di teppismo» verso l’integrità dell’opera d’arte (e della sua fruizione)…

Forse l’avrebbe presa con ironia, chissà. O forse con sarcasmo, lo stesso messo negli spot e negli show (caricaturali, ma neanche troppo) del Cavaliere Fulvio Lombardoni di Ginger e Fred, o nella provocazione che il regista rivolse a quell’altro (ex) Cavaliere: quando suggerì a quest’ultimo di far approvare, già che c’era, un decreto che lo autorizzasse «anche a interrompere processioni, parate militari, i discorsi degli stessi parlamentari, e anche le funzioni religiose: una messa tre stop, una messa cantata sette stop».

Via dunque alla liturgia del centenario, ma una liturgia dove letture e canti vengono spezzati senza timore di turbare, snaturare, offendere l’esperienza e il trasporto dei fedeli. D’altronde, l’idea che non si possa interrompere un’emozione (così recitava lo slogan della campagna contro gli spot all’interno dei film) sembra essere stata archiviata tra i dogmi superati, accanto al sole che ruota intorno alla Terra o al Terrapiattismo.

Tuttavia, trent’anni dopo quella battaglia, il dilemma si può aggirare in un modo nuovo, abbonandosi a una piattaforma streaming. Con buona pace, stavolta, delle polemiche sulla (mancata) tassazione degli over the top. Evasori sì, ma più rispettosi dei film.