“Palma rossa” a Ken Loach. Cannes 2016 è un urlo contro le nuove povertà
Ken Loach, magnifico ottantenne, vince con “I, Daniel Blake”, inno all'”orgoglio proletario” dei lavorati britannici. Doppio riconoscimento per Asghar Farhadi con “The Salesman”. Premio della giuria ai giovani precari di “American Honey”. George Miller e i suoi giurati, però, devono essersi accapigliati…
È una “Palma rossa” quella di Cannes 2016. Un premio alla working class, all'”orgoglio proletario”, a chi si batte contro le ingiustizie dello stato sociale rivolto a rendere i poveri sempre più poveri.
Contro ogni previsione dell’ultima ora, la Palma d’oro numero 69 va al magnifico, struggente e politico I, Daniel Blake del grande Ken Loach che, alla vigilia degli ottanta (li compie il 17 giugno) si aggiudica nuovamente il massimo riconoscimento, già conquistato dieci anni fa con Il vento che accarezza l’erba.
“Il mio nome è Daniel, Daniel Blake – dice il protagonista – . Sono un essere umano, non un cane. Sono un cittadino e tutto quello che chiedo è di essere trattato con dignità”. Sulle corde dell’indignazione Ken Loach firma un’ennesima struggente e rabbiosa istantanea della Gran Bretagna ridotta allo stremo, tra Banche alimentari popolate da masse di nuovi poveri, disoccupazione e solidarietà tra lavoratori. Perché quella, per fortuna ci dice Ken, esiste ancora ed è l’unica resistenza possibile.
Certo è che il verdetto della giuria, capitanata da George Miller, deve essere stato molto sofferto. Lo testimonia l’ex aequo per la regia a due film di segno totalmente opposto: l’orribile “Personal shopper” di Olivier Assayas, peregrinaggio esistenziale di una ragazza, tra fantasmi ed alta moda e, il potente e, politico anche questo, Baccalauréat di Cristian Mungiu, che ci porta nella Romania contemporanea, attraverso una toccante riflessione sull’etica e i compromessi.
Politico, ancora, è anche il folgorante The Salesman dell’iraniano Asghar Farhadi, che avrebbe meritato certamente il Grand Prix, andato invece al deludente Juste la fin du monde di Xavier Dolan, e che porta a casa il doppio riconoscimento per la sceneggiatura, ispirata a Morte di un commesso viagggiatore di Arthur Miller e quello per il miglior attore, Shahab Hosseini. Mentre miglior attrice è Jaclyn Jose nel ruolo di Ma’ Rosa, “cantico” sottoproletario del filippino Brillante Mendoza.
Conclude il palmarès il Premio della giuria ad American Honey dell’inglese Andrea Arnold, un toccante on the road che fotografa l’universo precario dei giovanissimi venditori porta a porta americani. A dirci, insomma, come i drammi sociali della precarietà e delle nuove povertà ci riguardano tutti, dagli States all’Europa all’Asia. E questo è il messaggio di Cannes 2016.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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