Pillole di Fellinaria/2: come Federico ha inventato il “paparazzo”

Proseguono le anticipazioni di “Fellinaria, la Roma di Federico Fellini”, il libro di Enzo Lavagnini in uscita per Aliberti a gennaio 2020 in occasione dei cent’anni dalla nascita dell’autore de “La dolce vita”. Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo una serie di estratti – e di foto – del testo. Qui il racconto di come è nato il nome “paparazzo” a partire da un libro dello scrittore inglese George Gessing  …

FELLINARIA. Estate 1958: Federico Fellini lavora con Ennio Flaiano al copione de La dolce vita

“Una società sguaiata, che esprime la sua fredda voglia di vivere più esibendosi che godendo realmente la vita, merita fotografi petulanti. Via Veneto è invasa da questi fotografi. Nel nostro film ce ne sarà uno, compagno indivisibile del protagonista (….) Ora dovremmo mettere a questo fotografo un nome esemplare, perché il nome giusto aiuta molto e indica che il personaggio vivrà . Queste affinità semantiche tra i personaggi e i loro nomi facevano la disperazione di Flaubert, che ci mise due anni a trovare il nome di Madame Bovary, Emma. Per questo fotografo non sappiamo che inventare: finché, aprendo a caso quell’aureo libretto di George Gessing che si intitola Sulla riva dello Jonio troviamo un nome prestigioso: Paparazzo. Il fotografo si chiamerà Paparazzo. Non saprà mai di portare l’onorato nome di un albergatore delle Calabrie, del quale Gessing parla con riconoscenza e con ammirazione. Ma i nomi hanno un loro destino”. (Ennio Flaiano, “Opere. Scritti postumi”).