Pillole di “Fellinaria”: quando Federico faceva le caricature dei soldati americani

Al via le anticipazioni di “Fellinaria, la Roma di Federico Fellini”, il libro di Enzo Lavagnini in uscita per Aliberti a gennaio 2020 in occasione dei cent’anni dalla nascita dell’autore de “La dolce vita”. Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo una serie di estratti – e di foto – del testo. Qui il racconto del “Funny Faces Shop”, il locale dove Fellini – con Enrico De Seta – faceva le caricature dei soldati alleati…

FELLINARIA. Estate 1944: Federico Fellini fa caricature dei militari alleati nel “Funny Faces Shop” di via Nazionale.

Giulietta Masina: “… Poi Federico e Enrico De Seta, il decano dei disegnatori del Marc’Aurelio, ebbero un’idea geniale: aprirono nel centro di Roma una bottega d’arte, dove facevano le caricature dei soldati alleati.

Si chiamava il Funny Face Shop. Portava a casa un sacco di soldi, una pioggia di am-lire. (…) Fellini e De Seta trovarono un locale in piazza Sant’Andrea delle Fratte, presso piazza di Spagna, ma il proprietario voleva settemila lire di buonuscita, una somma enorme per loro. Con il genio che già allora lo distingueva come mago, persuasore occulto, Federico convinse uno a prestargliele. Era Forges Davanzati, il futuro produttore cinematografico, figlio del direttore della Tribuna.

I due maestri disegnavano e dipingevano su dei grandi fogli bianchi scene della storia dell’antica Roma e vi mettevano al centro, entro riquadri ovali, le teste dei clienti, al posto di quelle di Nerone o Tiberio. I soldati alleati andavano in delirio e pagavano profumatamente.

Sennonché Forges Davanzati, che giocava a poker e aveva sempre bisogno di soldi, pretendeva per la somma che aveva anticipato un interesse troppo alto. Allora De Seta se ne andò e aprì per conto proprio una bottega in via Nazionale, accanto al Teatro Eliseo, mentre Federico si trasferì nella bottega che Forges Davanzati mise su di fronte a quella di De Seta. Il nome rimase a Federico, che ne aveva il copyright. De Seta chiamò la propria Made Mirror. Non avevano neppure il tempo per andare a mangiare. Io e la moglie di De Seta portavamo loro il pranzo da casa”. (C. Costantini, “Giulietta Masina racconta”).