Ritratti di donna per i quattro “Leoni” italiani

Marco Bellocchio, Beppe Gaudino, Luca Guadagnino e l’esordiente Piero Messina, tutti con storie al femminile. Venezia 72 punta sul nostro cinema ma il direttore Alberto Barbera avverte: “Non illudiamoci che lo stato di salute della cinematografia italiana sia ottimo”…

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“Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio

Se Cannes col terzetto Garrone, Moretti e Sorrentino ha lasciato l’Italia a bocca asciutta, Venezia 72 (dal 2 al 12 settembre) sembra voler offrire la seconda chance con quattro film italiani in concorso. Per conto nostro noi puntiamo su un grande ritorno, quello di Beppe Gaudino, geniale autore del folgorante Giro di lune tra terra e mare, che da allora – era il lontano 1997 – si è scontrato con le maglie sempre più strette della nostra produzione cinematografica, appassionata di commedia e film “mediani”, estranei ad ogni ricerca artistica d’autore.

“Per amor vostro” di Beppe Gaudino

Attraversato così, in lungo e in largo – spesso in coppia con la compagna Isabella Sandri – l’universo del cinema del reale, affrontato con il consueto rigore etico che contraddistingue tutti i suoi lavori, Beppe Gaudino con Per amor vostro torna al cinema di “finzione”, grazie ad una complessa e coraggiosa compagine produttiva, capitanata dalla Buenaondafilm di Valeria Golino (oltre a Eskimo
Figli del bronx, Gaundri, Bea production e Minerva Pictures Group) che è la protagonista del film. Una storia tutta al femminile che segue il percorso esistenziale di una madre di tre figli, napoletana, che tenta di risalire la china di questa sua vita grigia, in cui da troppi anni si è adagiata con totale ignavia.

"L'Attesa" di Piero Messina
“L’Attesa” di Piero Messina

Figure femminili protagoniste, sono anche quelle raccontate dal secondo italiano in corsa per il Leone d’oro, L’attesa, esordio di Piero Messina, siciliano e già assistente di Paolo Sorrentino. Con Juliette Binoche e Lou de Laâge nei panni di una madre e di una ragazza straniera che attendono, rispettivamente, in una casa isolata, il ritorno del figlio e del fidanzato.

Intorno alla vicenda di una donna, ma questa volta una suora, ruota anche l’atteso nuovo film di Marco Bellocchio, Sangue del mio sangue, interamente girato nella sua Bobbio,  da dove tra l’altro ha tratto ispirazione per questa storia che sarà in sala dal 9 settembre per 01. “Il film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio – dichiara lo stesso autore –  e mi ha ispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione convento di Santa Chiara, a Bobbio. Mi parve che questa storia dissepolta da un passato così remoto meritasse un ritorno al presente dell’Italia di oggi e più precisamente in un’Italia di paese, Bobbio, che la modernità, la globalizzazione hanno ormai cancellato”.

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“A Bigger Splash” di Luca Guadagnino

Completa il quartetto dei Leoni, A Bigger Splash del “cosmopolita” Luca Guadagnino, affiancato dalla sua inseparabile musa, Tilda Swinton, qui con Ralph Fiennes, Dakota Johnson e Matthias Schoenaerts. Personaggi colti nel corso di un’estate a Pantelleria, calda e disseminata di tradimenti, con riferimenti espliciti a La piscine di Jacques Deray.

Tanti altri fim italiani attraversano poi le varie sezioni della Mostra. Il più atteso, fuori concorso, il film postumo di Claudio Caligari, scomparso recentemente, Non essere cattivo, ultimato da Valerio Mastandrea anche in veste di produttore. Una storia di periferia, post pasoliniana, sorta di testamento spirituale di quel genio ribelle che è stato l’autore di Amore tossico.

Tra gli autori non allineati figura poi Franco Maresco con Gli uomini di questa città io non li conosco, appassionato ritratto della vita e del teatro di Franco Scaldati. Gianfranco Pannone, invece con L’esercito più piccolo del mondo, racconta la Guardia svizzera al tempo di papa Francesco. Mentre Renato De Maria con Italian Gangster (Orizzonti) costruisce un collage della malavita nostrana, attraverso il repertorio del Luce e i film più celebri.

Un’abbuffata di cinema italiano, insomma, questa Venezia 72 (non mancano però i grandi nomi internazionali come Sokurov, Egoyan, Skolimowski o Wiseman). Attenzione, però, mette in guardia il direttore della Mostra Alberto Barbera: “Quattro italiani in concorso è sicuramente una scelta forte. Ma non illudiamoci che questo voglia dire che lo stato di salute del cinema italiano sia ottimo. Anzi, ci sono più ombre che luci. Per esempio si è raddoppiata la produzione di film rispetto allo scorso anno, ma con le stesse risorse. In questo modo qualcosa si perde, e quel qualcosa è proprio la qualità”.