Se collezionare è la cura. Catherine Deneuve nella casa-museo dei ricordi a FranceOdeon
Disponibile on line il primo novembre nell’ambito di FranceOdeon, “Tutti i ricordi di Claire” di Julie Bertuccelli con Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni nei panni – molto realistici – di madre e figlia. Dal romanzo della texana Lynda Rutledge, “Il cassetto dei ricordi segreti (Piemme)”, un film sul rapporto tra gli esseri umani e gli oggetti creati dall’uomo; e quanto la perfezione, la bellezza, possano essere la cura, o quanto meno il placebo, per sopportare, o esorcizzare i dolori che ti regala, spesso a palate, l’esistenza…
Senza nemmeno scomodare Proust, ci sono libri meravigliosi capaci di farti sentire, profondamente, il rapporto tra gli esseri umani e gli oggetti creati dall’uomo; e quanto la perfezione, la bellezza, possano essere la cura, o quanto meno il placebo, per sopportare, o esorcizzare i dolori che ti regala, spesso a palate, l’esistenza.
Mi viene in mente l’ Utz di Chatwin, a Praga nel ‘67 del secolo scorso, esattamente l’anno prima che la città fosse invasa dai sovietici, scritta da Bruce esattamente un anno prima di morire: nel 1988.
Storia di Kaspar Utz, un beffardo signore che aveva collezionato più di mille porcellane di Meissen, sorta di reincarnazione di Rodolfo II, l’imperatore che “nutriva per gli oggetti della sua collezione una passione che, per gli ultimi anni, era stata il suo unico rimedio contro la depressione”.
E ce n’è un altro incantevole, da non dimenticarsi di leggere o rileggere, Un’eredità di avorio e ambra di Edmund de Waal, pubblicato in Italia nel 2010, dove non di ceramica si tratta, anche se il protagonista è un ceramista, ma di netzuke, minuscoli oggetti creati da perfette mani giapponesi per decorare le cinture dei kimoni, da lui ereditati.
Nel libro di Lynda Rutledge, Il cassetto dei ricordi segreti (Piemme), primo romanzo del 2012 della giornalista texana, anche se resta il forte e “frivolo” tema della collezione, si ribalta un po’ tutto: non è uomo ma una ricca americana la seriale accumulatrice che, pur con alcune debolezze o preferenze, come ad esempio i vasi Tiffany, non ha una fissazione monotematica per gli oggetti della sua collezione che, a cominciare da un prezioso orologio con elefantino di fine settecento che da più di un secolo ha coccolato il sonno di tutte le donne della sua stirpe, compresa sua figlia, spazia su ogni tipo di bellezza antiquaria.
Inoltre la signora Darling – colta anche lei come il Kaspar di Chatwin o il prozio Iggie di de Waal – al tramonto della vita, e, nel suo caso, ai primi sintomi di Alzheimer, sicura di essere al traguardo, proprio al suo ultimo giorno, forse per una “soffiata” di Dio mentre dormiva, prende un’inedita decisione: organizzare un “garage sale”, ovvero vendita in giardino, direi salata per niente, visto che offre tutto a pochi spicci.
Insomma, sceglie con improvviso sollievo di non lasciare eredità, o meglio, dar via agli altri quasi gratis i suoi antidoti al dolore o, come pare che alcuni psicanalisti sostengano, la sua cura per scongiurare la morte.
E morti e dolori non sono certo mancati nella sua splendida e invidiata dimora. Dolori così opprimenti e condizionanti da mettere in fuga anche sua figlia da quella casa dove lei invece si è rinchiusa da vent’anni in completa solitudine,
Romanzo che, per affinità elettive, ha stimolato non poco Julie Bertuccelli, stimata documentarista, che ha traslocato questa storia dal libro al cinema e dal Texas alla Francia.
A Verderonne, paesotto dell’Oise, nella bellissima casa della sua vera nonna dove, oltre all’elefantino che scandisce le ore e i vasi Tiffany, c’è anche un pieno di cose e mobili accumulati nei secoli dalla sua famiglia, dunque oggetti della sua memoria di cui sicuramente è in qualche modo parte anche il suo rapporto madre e figlia protagonista con gli oggetti di libro e film.
Vissuto in Tutti i ricordi di Claire da Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni. Ma in stile volutamente ben lontano dal documentario.
La Deneuve (collezionista anche lei nella vita) per la parte ha sottoposto la sua bionda chioma a un grigio appena scompigliato e più ricciuto, con non voluto effetto modaiolo, che molto ha fatto rimpiangere la luminosa bellezza naturale e semplice con cui sapeva acconciarsi, nei suoi ultimi film – da donna anziana qual era – Virna Lisi.
Chiara, la figlia, che ha un volto che sembra staccato dal collo di Marcello Mastroianni, attore noto per genetica dolcezza, sembra fatichi in questo ruolo di rancore e durezza – che per entrambe oscilla tra oblio e memoria – ma anche di desiderio di recuperare tenerezza.
Alice Taglioni è la bulimica e infelice accumulatrice da giovane.
Laure Calamy l’amica d’infanzia della figlia di Claire e del fratello e Samir Guesmi l’amico che l’ha visto morire.
Ps: cinema a parte, mi preme, anche se è noto, ricordare che l’impulso di collezionare oggetti e conservare la memoria di manufatti straordinari non è prerogativa delle sole classi agiate e relativa a soli oggetti preziosi, ma anche a oggetti poverissimi, creati da abili mani e preziosissimi per chi doveva lavorare.
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