“Spira Mirabilis”, la nostra eroina l’ha visto fino in fondo!

121 minuti di “sinfonia visiva” per conoscere “il meglio degli uomini”. È il doc della premiatissima e stimatissima coppia D’Anolfi-Parenti, primo titolo italiano in corsa per il Leone e in sala dal 22 settembre. Il commento di Teresa Marchesi su Huffington Post…

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Il primo film italiano in concorso a Venezia è uno dei massimi vanti di questa Mostra. Ci dicono che è la nuova frontiera del cinema sperimentale. Prima del film mi hanno dato un libretto di istruzioni. Mi sono detta: “Lo leggerò dopo”. Errore marchiano. Per capire cosa avevo visto in 121 minuti ho dovuto studiare in differita. Molti addetti ai lavori si sono dileguati alla spicciolata, ma non è serio. I film si rispettano.

È che Spira Mirabilis, documentario patchwork o “sinfonia visiva”per autodefinizione degli autori Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, a noi profani sembra il mix cervellotico di quattro documentari distinti. Nell’ordine : una comunità Lakota che celebra le sue radici a Wounded Knee (quella del massacro e di Fabrizio De André) ; il restauro/ricostruzione delle statue del Duomo di Milano ; una coppia di musicisti di Berna che fabbrica strumenti/scultura in metallo; uno scienziato-cantante di Kyoto che studia la Turritopsis, micromedusa capace di rigenerarsi all’infinito, quindi immortale…

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