Su Arte i romanzi dello scandalo. Quel “diavolo in corpo” del giovane Raymond Radiguet
Disponibile su Arte, il canale culturale franco-tedesco “Il diavolo in corpo” di Raymond Radiguet, un documentario di Yann Coquart per la serie “I romanzi dello scandalo”. E scandalo lo fece davvero, anche grazie a una campagna pubblicitaria del tutto inedita per l’epoca, quel libro apparso in Francia nel 1923 in cui si narra l’amore travolgente di due amanti incuranti del dramma della Grande guerra che si consuma intorno a loro. Ad accrescere il mito la morte appena ventenne dello scrittore francese. Diversi i registi che si sono cimentati con l’adattamento, compreso Marco Bellocchio …
Fu, Il diavolo in corpo, il romanzo-scandalo del primo dopoguerra. Raymond Radiguet vi narra un’attrazione folle, divorante, proibita, insomma una passione carnale, vissuta nel 1917 da una coppia “scandalosa”, formata da Marthe, sposata con Jacques, inviato al fronte e un adolescente, brillantissimo liceale di cui il romanzo non dice il nome.
L’amore assoluto che scoppia tra i due non si ferma davanti a nulla e sfida i giudizi degli amici e dei familiari, ma presto trascinerà gli amanti in una spirale di angoscia e crudeltà involontarie, causata in particolare dal ragazzo, incapace di vivere una storia d’amore adulta.
Apparve in Francia nel 1923, cinque anni dopo la fine della Grande guerra, mentre Radiguet si spegneva in dicembre appena ventenne colpito da febbre tifoidea. E nacque la leggenda, che ora ci propone (in italiano) Arte tv, con la regia dello sceneggiatore e documentarista Yann Coquart – autore fra gli altri di Roland Barthes (2015), Hugo Pratt, riga per riga (2016), Mesopotamia, una civiltà dimenticata (2018) – nella serie del canale culturale franco-tedesco “I romanzi dello scandalo”.
Infatti “Sensuale e senza rimorsi” viene sottotitolata la puntata: si tratta di un amore vissuto “grazie alla guerra”, annuncia Radiguet in apertura del testo, tre parole comprensibilmente scioccanti per un pubblico reduce dalla più grande carneficina della sua storia. Come possono due persone lasciarsi andare alla passione quando devono la loro libertà di agire a tanti morti nei confronti dei quali mostrano indubbia indifferenza? ci si chiedeva.
Eppure fu un trionfo, i critici letterari ne elogiarono la prosa magistrale, lo stile sobrio e asciutto, privo di aura romantica; nonostante il morboso erotismo che pervade l’opera, pur piuttosto casta nella rappresentazione della vicenda. Se ne vendettero centomila copie in poche settimane e negli anni seguenti ne apparvero delle traduzioni in ben 28 paesi, fra cui il Giappone, la Cina, il Vietnam.
Come sottolinea il documentario di Arte, aveva dato i suoi frutti la campagna pubblicitaria per l’epoca del tutto inedita montata dall’editore Grasset, che aveva sfruttato al meglio la giovane età dello scrittore e ne aveva fatto un caso letterario, con tanto di manifesti con la fotografia del “più giovane romanziere di Francia” realizzata da Man Ray e di pubblicità cinematografica: un filmato in cui Radiguet redige l’ultima pagina del romanzo e abbraccia l’editore al quale lo consegna con solennità, e poi una folla di lettori che nelle librerie si strappano l’un l’altro il best-seller dalle mani.
Contribuì ulteriormente a consacrarlo scrittore di culto anche presso la successiva generazione l’omonimo film (1947) di Claude Autant-Lara, con protagonista Gérard Philipe nel ruolo dell’adolescente, che ancora una volta suscitò un certo clamore per l’audacia delle scene d’amore e in quanto documento sull’inquieta solitudine dei giovani dinanzi alla tragedia della guerra. Seguirono ancora gli adattameti di Marco Bellocchio (1986) e Scott Murray (1989).
Il centenario della pubblicazione di Il diavolo in corpo – ultima edizione italiana Bompiani 2021 (144 pp.), traduzione di Yasmina Mélaouah – offre ora l’occasione per riscoprire il romanzo rivelazione di Radiguet, la cui meteora tormentata e contraddittoria scandalizzò la Francia di un secolo fa. Nonostante le ripetute smentite dell’autore, la vicenda si rivelò in seguito in gran parte autobiografica.
Apparvero poi postumi Le Bal du Comte d’Orgel (1924) in cui sembra non accadere quasi nulla, fatta eccezione per il ballo e che, al confronto con Il diavolo in corpo, risulta sbiadito e povero di ragioni intime, nonché alcune liriche scritte fra il 1919 e il 1921 e raccolte sotto il titolo di Les joues en feu (1925), in cui si rinvengono le qualità stilistiche dei grandi classici, “maestri” di Radiguet, cui quest’ultimo si era ispirato su suggerimento del grande scrittore e drammaturgo Jean Cocteau (1889 – 1963), fra i maggiori esponenti dell’avanguardia letteraria dell’epoca e che – incontrato nel 1918 – gli fu amico e guida spirituale: i fatti della guerra contano solamente nel caso in cui provocano stravaganza o suscitano passioni e illusioni.
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