Toni Erdman, denti finti e parrucca contro Edipo globalizzato
In sala dal 2 marzo (per Cinema) il film “caso” dell’anno: “Vi presento Toni Erdman” della tedesca pluripremiata Maren Ade. Una commedia magnifica e sovversiva che, attraverso il rapporto padre/figlia, lancia un potente grido d’allarme contro la disumanizzazione del nostro presente globalizzato. Per potere ancora sperare che una risata li seppellirà. Da non perdere assolutamente…
Ci sono denti finti e una parrucca nel mezzo del difficile rapporto tra Winfried ed Ines, un padre e una figlia tedeschi che non potrebbero essere più diversi. Lui è un burlone, insegnante di musica in pensione con un passato sessantottino e lei, una donna in carriera, “tagliatrice di teste” che dalla carriera si è fatta mangiare la vita.
Sarà quando il padre le chiederà se è felice che comincerà la tragedia. O meglio la commedia. Indossata la dentiera alla Jerry Lewis e la parrucca, il vecchio Winfried (magnifico Peter Simonischek) si trasformerà in Toni Erdman, improbabile diplomatico e uomo d’affari pronto a sovvertire, con l’arma del grottesco, lo spietato e fasullo mondo lavorativo della figlia. In questo caso la Bucarest del neoliberismo selvaggio, dove le multinazionali delocalizzano, approfittando di stipendi miserrimi e nessun diritto per i lavoratori.
Con Vi presento Toni Erdman – in sala dal 2 marzo per Cinema di Valerio De Paolis- , la regista quarantenne tedesca Maren Ade, già Orso d’argento alla Berlinale 2009 per Everyone Else, firma uno dei film più spiazzanti, divertenti, politici, commoventi, e raffinati degli ultimi anni.
Un film, non a caso, diventato “il caso” del 2016. Dal suo debutto a Cannes, passando per il trionfo agli Efa, finendo con la ribalta degli Oscar, dove Asghar Farhadi con Il cliente ha “scippato” – si fa per dire perché anche quello iraniano è magnifico – a Toni Erdman la statuetta per il miglior film straniero.
Un lungo percorso di premi a cui si aggiungono le ovazioni della critica internazionale, insomma, che dicono di un’opera sovversiva, anarchica, capace di giocare su molteplici piani, mai banali, mai scontati. Neanche quando si tratta degli scherzi sempre più “pesanti” dell’ingombrante padre (c’è persino la pompetta per le flatulenze) rivolti all’inciampo del senso comune, allo sgambetto delle convenzioni di una società e del suo sistema finanziario prossimi al collasso.
Quel mondo del business popolato da ottusi tecnocrati in cui Ines si muove con indifferente ferocia, mettendo alle corde le sue giovani segretarie, gli stessi amanti e sottopenendosi lei stessa alle umiliazioni dei suoi capi. Incarnazione di quel modello di potere tutto maschile che ad ogni latitudine, ormai, si è impossessato del nuovo esercito di donne manager.
Ad ogni travestimento di Winfried, ad ogni suo “scherzo”, corrisponde all’opposto il progressivo svelamento di Ines (bravissima Sandra Hüller), la sua fragilità, i suoi sentimenti in formalina, lo stress da performance di chi “vive la performance”. Fino alla visione del “re nudo” che Maren Ade interpreta alla lettera in una scena irresistibile dalla comicità graffiante, in cui da qualche parte in lontananza sembra sentire le risate di Marco Ferreri.
In questo senso Vi presento Toni Erdman è un film sul fare cinema. Sulla forza della messa in scena, della finzione e del suo svelamento. Come pure un film “antropologico”, in cui i corpi stessi compongono il racconto. Quello di Ines, filiforme, androgino, prigioniero di tailleur scuri d’ordinanza a cui non arriva neanche il piacere del sesso. E quello di Winfried, così sformato e pesante, con i suoi abiti sgualciti e indifferenti a ogni tipo di etichetta, ma capace ancora di abbracciare, sentire, desiderare. Un invito a restare umani, insomma, contro questo nostro presente globalizzato che mette a rischio tutto, anche gli affetti fondamentali. Per poter continuare a sperare, forse, che una risata li seppellirà.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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