“Tonya”, ascesa e caduta di una lottatrice sui pattini. E nella vita
In sala dal 29 marzo (per Lucky Red e il 27 al cinema Colosseo di Milano, ore 21.00), “Tonya”, il bel film tragicomico interpretato da Margot Robbie, diretto da Craig Gillespie e molto applaudito alla scorsa Festa di Roma. È l’ascesa e caduta della celebre pattinatrice su ghiaccio americana squalificata a vita per essere stata coinvolta nell’eliminazione “fisica” di un’avversaria. Il ritratto “politicamente scorretto” di una ragazza addestrata alla guerra col mondo fin da piccola. Figlia di una rabbiosa cameriera col volto Allison Janney, Oscar 2018 come Migliore attrice non protagonista. Da vedere …
Una figura potente e dannata quella giovane Tonya che, senza grazia du rôle, anche se con phisique, e la forza che solo una rabbia implacabile può dare, si era, o meglio, era stata lanciata ad arma tesa in uno sport, il pattinaggio artistico, che, come nessun altro, in tutto il mondo si associa a leggerezza, bellezza e, appunto, grazia femminile.
Bellezza a parte, che non le mancava, il resto non era un optional che quella ragazza di Portland poteva dare a un’America che, oltre alle qualità sportive, chiedeva ai suoi atleti un’immagine di personcine perbene da offrire al mondo.
E questo non si può dire fosse nelle sue corde.
Figlia di sesto matrimonio di una rabbiosa cameriera, dopo che il suo papà, a suo a modo affettuoso (le insegnava a sparare e la portava con sé a caccia & pesca), se n’era andato definitivamente da casa, era stata cresciuta e addestrata dalla madre alla guerra col mondo come un cane da difesa. Più che un mastino, come un piccolo doberman a cui le orecchie sono state tagliate per impedire appigli ad altri di alcun tipo.
Lei non era elegante come un doberman, ma il potenziale di energia, Lavona, questo il nome della mamma, lo intuisce da subito.
Con malagrazia a sette anni la impone ad una seria allenatrice. Ma il duro coach resterà lei. A vita. Violenta e anaffettiva con la figlia.
Per smodata ambizione? Riscatto esistenziale? Perché convinta della sua missione e dunque è pronta a sacrificare con cialtronesco istinto il suo amore materno pur di veder uscire almeno Tonya da una vita che considera miserrima? O perché ha in testa qualche rotella che non le funziona? Problema da strizzacervelli.
Il risultato e la storia della sua “missione”, lo racconta il bel film tragicomico, Tonya, interpretato da Margot Robbie, che Craig Gillespie ha girato con tocco da documentario.
Scritto e basato su vere, contrastanti interviste, ai protagonisti dallo sceneggiatore Steven Rogers, racconta l’ascesa e scandalosa caduta, con succulento pasto per i media, di Tonya Harding, prima altleta americana che, 25 anni fa, è più volte riuscita a fare un triplo axel.
Per non addetti ai lavori o appassionati, un triplo salto giravolta acrobatico assai spericolato che ha fatto vincere quest’anno le olimpiadi invernali alla giappo-californiana Miriam Nagau.
La scandalosa caduta, della povera Tonya, non è ovviamente dovuta a un incidente su ghiaccio, ma ad un imbarazzante fatto di cronaca che l’ha vista coinvolta nella stangata di ferro che nel ’94 un balordo ha dato al ginocchio di Nancy Herrigon, la sua rivale alle Olimpiadi, per spianarle la strada.
Balordo ingaggiato da altrettanti balordi scriteriati: il mitomane obeso Shawn Eckhardt che a Tonya faceva da guardia del corpo, e il marito Jeff Gillooly, giovane quanto lei, protettivo e violento a seconda dei giorni.
Shawn dirà che l’idea della botta è di Jeff che a sua volta incolperà la moglie forte e fragile in un pastrocchio di accuse che, a parte condanne e multe, escluderà la giovane atleta, squalificata a vita, dalla sua unica vera passione: il pattinaggio.
“La verità non esiste” ci manda a dire lei nel fim.
O forse “Una verità profonda – come ha scritto qualcuno più importante – è fatta da due verità contrapposte”.
In ogni modo l’indomita Tonya, libera finalmente dal marito, riesce a virare la rabbia in altri sport o attività, meno eleganti forse, ma non meno eclatanti: si da’ alla boxe, al wrestling, a un video porno, un film e innumerevoli interviste in tv. E pare ora sia quieta con bimbo e neo-marito.
Non si sa della madre, nel film ritratta con tragicomica aderenza da Allison Janney che a questo ruolo, oltre ad altri premi, deve l’Oscar 2018 come Migliore attrice non protagonista.
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