Bozzetto, una vita con intorno una linea. In un film
È “Bozzetto non troppo” il bel ritratto del celebre disegnatore firmato da Marco Bonfanti da “scovare” nelle sale con proiezioni evento. Il film è soprattutto un racconto di una vita al presente in cui seguiamo un Bozzetto/Moretti che si sposta in vespa nella sua Bergamo tra nipoti e cimeli. Ma anche tanto altro…
Che cosè un disegno? Un’idea con intorno una linea. L’ha detto una volta un bambino e Bruno Bozzetto di questa bellissima definizione ha fatto la sua vita. Che è davvero una vita con intorno una linea, una linea che si muove, animata come i suoi bellissimi film (West and Soda, Vip mio fratello Superuomo, Allegro non troppo) e i suoi folgoranti cortometraggi (la serie del Signor Rossi, Mister Tao, Cavallette, Europe&Italy) che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Ora, la sua vita (più che i suoi film) ce la racconta Bozzetto non troppo di Marco Bonfanti, prodotto da Zagora e Istituto Luce in collaborazione con Sky Arte HD.
È una vita al presente quella raccontata nel film, forte, certamente, di un grande avvenire dietro le spalle (78 anni, 300 tra film, corti, lavori per la tv e il web); forte di premi e riconoscimenti ottenuti nei festival di tutto il mondo e di una nomination all’Oscar; forte dell’ammirazione di mostri sacri del cinema d’animazione come Hayao Miyazaki, John Lasseter, Nick Park, Matt Groening che più di una volta hanno dichiarato di essere stati influenzati dalle opere di Bruno Bozzetto.
Ma il film è soprattutto una vita al presente perché, più che indugiare su quel passato, ci mostra un’odierna giornata qualsiasi nella quale ci fa da guida lo stesso Bozzetto. Ed è quasi un Bozzetto/Moretti quello che, inquadrato di spalle, si sposta in Vespa (come in Caro Diario) da un punto all’altro della sua Bergamo. Seguendolo, entriamo, prima, nella sua casa, poi nel suo studio di Milano (in zona La Martesana, dove una volta c’era un grande naviglio) e, infine, nella sua casa affacciata sul lago di Merate.
Lui si aggira e commenta tra interni caldi e accoglienti, tra cimeli, foto di famiglia (una moglie, quattro figli e due nipoti), gadget (pupazzi di Topolino, dei Simpson, sagome del Sig. Rossi, di MiniVip e SuperVip). Da uno stretto corridoio – che sembra una galleria del Louvre, tanti sono i disegni preziosi e rari appesi alle pareti (dagli originali del Bambi disneyano a Tom & Jerry, da tanti Topolini e Paperini al rodovetro a olio di Tom Antongini che servì per La Rosa di Bagdad) – si passa al giardino dove scorrazzano libere le sue due cagne e una pecora che si crede anche lei un cane.
E poi, di nuovo in giro per Bergamo, a prendere i nipotini all’uscita dalla scuola e farli giocare sull’altalena. Oppure in casa, impegnato in una partita a poker con i suoi amici. A Milano, dove c’è il suo studio, dove ci arriva in metropolitana, dove dialoga con i suoi collaboratori che lavorano al computer e dove decidono in riunione come definire meglio un personaggio, come far risaltare uno sfondo. E infine nella sua casa sul lago di Merate, dentro la sua cucina con le persiane azzurre e colorata di maioliche che la fanno assomigliare più a una casa della Costiera Amalfitana o della Provenza che a una villetta della Brianza.
Si dirà: ma tutto questo «privato» che cosa c’entra con il Bozzetto «pubblico» del pubblico dei suoi splendidi, poetici, divertenti film? C’entra eccome, perché le sue camminate, le corse sotto la pioggia, le arrampicate su per il monte per andare a trovare un cavallo, i suoi sguardi sul paesaggio, i suoi ricordi (fotografie, filmini in famiglia, incontri celebri – come quello con John Lasseter, il mago della Pixar che lo invitò nella sua factory e che gli regalò una delle sue strambe camicie che Bozzetto sfoggia con orgoglio -; perché i suoi sonni, sogni e risvegli, i suoi gesti quotidiani, come bere un bicchiere d’acqua, o quelli «infantili» di lanciare sassi sull’acqua facendoli rimbalzare, sono la vita che Bruno Bozzetto è stato capace di racchiudere con una linea, e che il bravissimo Marco Bonfanti ci documenta con una smagliante sobrietà.
Dentro quella linea c’è il Dna della storia e della sensibilità di Bruno Bozzetto che si fanno arte, fornendoci continuamente piccole lezioni di creatività, senza spocchiose pretese di ammaestramento, e sempre venate da un umorismo puntuto ma in fondo benevolo verso i nostri vizi assurdi.
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