Tresca, l’eroe anarchico dimenticato. Nella valigia (dei misteri) di Deaglio

Quanto cinema in “La zia Irene e l’anarchico Tresca” (Sellerio), il nuovo libro di Enrico Deaglio dedicato ad un altro eroe dimenticato. È Carlo Tresca, sindacalista, anarchico, giornalista antifascista, drammaturgo, intellettuale, in prima fila nella campagna per Sacco e Vanzetti, ucciso a New York nel ’43. Tra le pagine s’intrecciano tante storie, banchieri, terroristi e spioni, mentre i due protagonisti, investigatori improvvisati ma romantici, mettono insieme gli indizi scovati in una misteriosa valigia. È un romanzo d’invenzione che contiene un’inchiesta documentata …

Ci sono pagine nell’ultimo romanzo di Enrico Deaglio, La zia Irene e l’anarchico Tresca (Sellerio) che sembrano già la scena di un film. Come l’assalto dell’anarchico Carlo Tresca e del comunista Vittorio Vidali alla camera ardente di Rodolfo Valentino, il latin lover del cinema, per buttare fuori a calci le camicie nere che pretendevano di fare il picchetto d’onore alla salma dell’attore, noto antifascista, e fare a pezzi la corona di fiori inviata “da Benito”.

Era l’agosto del 1926. Ve li immaginate? L’anarchico delle mille battaglie e il rivoluzionario stalinista fianco a fianco per difendere l’onore dell’ italiano più desiderato da uomini e donne. La guerra di Spagna era ancora lontana, Tresca e Vidali ancora amici.

È così, mostrando dettagli apparentemente secondari, che Deaglio ci presenta i suoi personaggi. Molto spesso, come nel suo libro più noto, La banalità del bene su Giorgio Perlasca, si tratta di eroi dimenticati. Daltra parte se è un fascista a salvare migliaia di ebrei, non ci sono molti partiti pronti a farne una bandiera. In televisione aveva il volto di Luca Zingaretti.

Questa volta l’eroe dimenticato è Carlo Tresca, sindacalista, anarchico, giornalista antifascista, drammaturgo, intellettuale, grande leader sociale, in prima fila nella campagna per Sacco e Vanzetti e in quella contro i gangster (era amico di Joe Petrosino). In Italia quasi sconosciuto. Lo hanno ucciso nel gennaio 1943 a New York, quando gli americani progettavano lo sbarco in Italia e decidevano a chi affidare la ricostruzione.

Ambientato tra New York, Roma, Milano e la Sicilia La zia Irene e l’anarchico Tresca, spazia in un tempo che va dalla prima metà del secolo scorso a un futuro molto prossimo e molto inquietante. S’intrecciano tante storie, banchieri, terroristi e spioni, mentre i due protagonisti, investigatori improvvisati ma romantici, mettono insieme gli indizi scovati in una misteriosa valigia.

È un romanzo d’invenzione che contiene un’inchiesta documentata, con tanto di foto, riprodotte nel libro. E i personaggi più divertenti sono proprio i gangster e i ribelli italiani che sbarcavano a New York in cerca di fortuna e libertà. Tutti realmente esisti, tanto che i due investigatori ci portano nei posti dove si sono svolti i fatti, come il ristorante da John’s, ancora aperto sulla dodicesima, a Manhattan. All’ingresso si poteva leggere in italiano “Benvenuti tutti i compagni”. Ora è un locale storico, ci hanno girato due film ed è li che Carlo Tresca aveva pranzato con il suo amico, lo scrittore John Dos Passos, poche ore prima di essere ammazzato da un sicario della mafia, arrestato e mai processato.

E tanto per rimanere in tema ultima cena c’è un altro ristorante famoso a Roma, Il biondo tevere, ed è proprio qui che il libro si apre e si chiude, l’ultimo posto dove è stato visto Pasolini, prima di essere ammazzato. È un libro che si può leggere anche così, come una guida minore non di monumenti ma di posti, spesso bei posti, dove la storia ha preso una brutta piega.