Una Festa funambolica tra pubblico e qualità
Niente più premi né giurie, ma film, incontri, retrospettive e omaggi aperti alla città. Perché il vero premio è essere invitati, spiega il newyorkese Antonio Monda, neo direttore artistico. E tra i film più attesi, “The Walk” di Robert Zemeckis, dal romanzo di Philippe Petit, il funambolo che attraversò su un filo le Torri Gemelle…
Si torna alla Festa di veltroniana memoria. Via il concorso, via la giuria (ad eccezione di quella popolare), via premi e madrine. Perché come dice il newyorkese Antonio Monda, da quest’anno direttore artistico della kermesse romana, è già un premio essere invitati alla Festa (dal 16 al 24 ottobre).
Dopo successi e cadute, tentativi di cancellazione, polemiche, cambi di direttori, intromissioni violente della politica (soprattutto in era Alemanno-Polverini) la ritrovata Festa del cinema di Roma, compiuti i suoi primi dieci anni, cerca la rinascita. E lo fa con funambolica convinzione – tra i film più attesi del resto è il nuovo Zemeckis dedicato al funambolo che attraversò sul filo le Torri gemelle – mettendo al centro il pubblico ma putando sulla qualità, oltre che la discontinuità e la varietà, le tre parole chiave a detta del direttore.
Sotto gli occhi di Virna Lisi, ritratta bellissima e giovanissima nell’affiche, la Festa 2015 sfodera ben tre italiani nella selezione ufficiale: Lo chiamavano Jeeg Robot, dell’esordiente Gabriele Mainetti, che sperimenta la fantascienza per una storia di periferia; Dobbiamo parlare di sergio Rubini, sorta di Carnage all’italiana; Alaska di Claudio Cupellini, dedicato all’incontro di due anime solitarie.
Tra gli stranieri più attesi, sicuramente, Office di Johnnie To; Junun documentario musicale di Paul Thomas Anderson sul chitarrista dei Radiohead; Truth, esordio alla regia dello sceneggiatore statunitense James Vanderbilt che aprirà la kermesse con una storia tra informazione e politica, ispirata al libro Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, della giornalista Mary Mapes, sui presunti favoritismi che avrebbero evitato il Vietnam al giovane Bush. E ancora The walk, come già anticipato, la storia del funambolo francese Philippe Petit che nell’agosto del 1974 attraversò le Torri Gemelle sospeso su un filo d’acciaio. Un’ esperienza che ha dell’incredibile e che Petit ha raccontato nel suo libro testimonianza Toccare le nuvole (Tea editore) che ha ispirato il documentario di James Marsh, Man on Wire vincitore dell’Oscar 2008 – presentato proprio qui alla Festa di Roma – ed ora Robert Zemeckis.
Sulla rodata formula dei “duetti” o incontri ravvicinati coi divi ci saranno Jude Law, Wes Anderson e Donna Tartt, William Friedkin-Dario Argento, Joel Coen e Frances McDormand, Paolo Sorrentino, Todd Haynes, Carlo Verdone e Paola Cortellesi, Renzo Piano, Riccardo Muti e Paolo Villaggio.
Omaggi, poi, ad Ettore Scola col restauro de La terrazza e il doc delle figlie Paola e Sivia (Ridendo e scherzando), a Francesco Rosi, i fratelli Taviani, Pasolini, Franco Rossi. Retrospettive sul geniale regista cileno Pablo Larrain, sul “dimenticato” Antonio Pietrangeli e la “fabbrica d’animazione” Pixar.
Riallacciare la memoria, infatti, è un’altra delle parole d’ordine della ritrovata Festa, come spiega Piera Detassis, presidente della Fondazione cinema per Roma, che in questi mesi si è spesa nella “tessitura faticosa, ma virtuosa, dei rapporti con tutte le istituzioni, gli enti e i player cinema che operano nella Capitale e nel Lazio”. Per costruire una Festa permanente attraverso CityFest, rivolta a tenere insieme tutte le realtà culturali e dell’audiovisivo della Capitale – ci sono anche i ragazzi del Cinema America -, attive con eventi e proposte tutto l’anno. Staremo a vedere.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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