“Vajont”: a Venezia il corto (in VR), dalla vincitrice di Bookciak 2013

Un modo nuovo di rievocare una tragedia fatalmente emblematica di tante questioni irrisolte del nostro Paese (e non solo): è questo che ci propone Vajont, il progetto della filmmaker e artista visiva Iolanda Di Bonaventura che parteciperà alla settantasettesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (dal 2 al 12 settembre, pandemia permettendo), nella sezione Venice Virtual Reality.

Come suggerisce il titolo, si affronta il disastro avvenuto nell’omonimo bacino idro-elettrico artificiale il 9 ottobre 1963, con quasi duemila vite spazzate via anche per le colpevoli speculazioni dietro la costruzione della diga in un’area a rischio. Ma stavolta la tecnica della realtà virtuale cala in modo inedito e radicale gli spettatori nel punto di vista di chi si trovava all’epoca in quel territorio colpito.

I protagonisti, infatti, sono un marito e una moglie del posto che dialogano poche ore prima del terribile evento: l’una intuisce il pericolo e l’altro lo nega. Un confronto che chiama in causa il legame con la propria terra, e soprattutto i limiti e le contraddizioni di esso quando è in gioco la nostra incolumità.

Il progetto, prodotto da Saverio Trapasso di Artheria (azienda impegnata nella ricerca su realtà virtuale e altre tipologie di cross-realities), è stato selezionato tra i partecipanti ad un workshop internazionale svoltosi dal 3 al 6 marzo, nell’ambito della quarta edizione di Biennale College Cinema – VR. Sarà quindi proprio la Biennale a sostenere i costi di produzione del film (per un totale di massimo 60.000 euro).

Vajont segna un nuovo traguardo per la sua giovane autrice, che nel 2013 fu premiata da Ettore Scola come vincitrice di Bookciak, Azione! (oggi alla sua IX edizione) con il corto Gretel, tratto dal libro Pelleossa (di Paolo Cognetti, edito da da minimum fax).

In quel bookciak (che, come il libro, si soffermava sul tema dell’anoressia) emergeva già la propensione della regista ad esplorare il rapporto tra identità personale e ambiente in cui si vive. Oggi, con Vajont, l’autrice sviluppa questo discorso alla luce del suo interesse per tecniche e linguaggi espressivi innovativi, applicati qui alla riflessione su una pagina di storia drammatica quanto (tristemente) attuale.