“Visioni fuori raccordo”, il cinema che in sala non c’è
Con “In Jackson Heights” del grande Frederick Wiseman s’inaugura l’11 novembre l’ottava edizione del festival romano dedicato al cinema del reale. Come negli anni passati l’obiettivo è puntato sulle metropoli e le loro trasformazioni…
Quante volte l’abbiamo detto. Sono i festival, piccoli o grandi, il vero circuito distributivo del cinema d’autore. Tanto più per i documentari che, nonostante glorie passeggere, continuano ad essere ignorati dalle sale. Per non parlare della televisione…
Ebbene, “Visioni fuori raccordo” (dall’11 al 15 novembre a Roma) ne è un felice esempio. Da otto anni, infatti, il coraggioso festival romano (diretto da Luca Ricciardi) dedica la sua programmazione al cinema del reale. E quest’anno, addirittura, offre due titoli internazionali, passati a importanti festival, ma lasciati colpevolmente senza distribuzione in Italia.
Stiamo parlando, appunto, di In Jackson Heights (che apre la rassegna mercoledì 11 novembre) del decano del documentario Frederick Wiseman, applauditissimo allo scorso festival di Venezia (leggi la recensione) e di The Event dell’ucraino Sergei Loznitsa, anch’esso passato in Laguna.
In perfetta sintonia con l’obiettivo di “Visioni fuori raccordo”, ossia la narrazione delle metropoli nelle loro molteplici trasformazioni, In Jackson Heights è un viaggio d’autore nel Queens, il quartiere multietnico di New York, dove Wiseman osserva e racconta da vero “entomologo” qual è la variegata realtà di un territorio mondo dove convivono e dialogano culture e religioni le più diverse.
Le metropoli dicevamo. Per Sergei Loznitsa sono un po’ il suo pane quotidiano. Ma sempre colte nello svolgersi della Storia, attraverso l’uso straordinario del repertorio. Così è stato per Kiev e la sua piazza Maidan (è il titolo del bellissimo documentario che ha entusismato Cannes 2014) descritta al momento della rivolta popolare contro il presidente Yanukovic nell’ inverno 2014. O per Sarajevo rivisitata, vent’anni dopo l’assedio, attraverso i Riflessi (titolo del suo episodio, il più bello del film collettivo I ponti di Sarajevo) delle lapidi dei “suoi” cecchini. O ancora le piazze di Mosca ma soprattutto di San Pietroburgo in quest’ultimo The Event (ospite del festival romano) in cui racconta la protesta all’indomani del colpo di stato (il “putsch”) che nell’agosto del 1991 tentò il rovesciamento del governo Gorbaciov e che fu all’origine, pochi mesi più tardi, del collasso dell’Unione Sovietica.
Film da non perdere, insomma, a cui si affianca anche una ricca programmazione di doc italiani (vedi il programma), tra cui due anteprime assolute: Doris e Hong di Leonardo Cinieri Lombroso sull’incontro tra due donne, Hong, ragazza cinese a Roma per studiare arte e Doris, 70enne nata in Eritrea da una famiglia italiana e Ogni preziosa giornata di Francesco Adolini, in cui un figlio si confronta col coraggio e la forza di vivere di sua madre, malata terminale.
In cartellone anche Quasi eroi e Se avessi le parole, due corti prodotti da Tor Sapienza film Lab, progetto laboratorio che coinvolge ragazzi della periferia romana. Loro, infatti, hanno inventato e interpretato le storie dei due corti, sotto la guida del regista Giovanni Piperno e dello sceneggiatore Pier Paolo Piciarelli.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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