Iqbal senza paura, sul tappeto animato per liberarsi dalla schiavitù
Un cartoon franco-italiano per parlare dello sfruttamento del lavoro minorile, attraverso la storia vera di un piccolo pakistano, tessitore di tappeti. Tratto da un libro, è sostenuto dall’Unicef con una campagna di raccolta fondi. Esce il 19 novenbre alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia…
Una Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma affollata come non mai dai ragazzini: vocianti, urlanti, scalpitanti eppure ordinatamente seduti sulle poltrone rosse. Allegri e tranquilli, sicuramente senza paura. Come il protagonista del cartoon passato alla Festa del Cinema: Iqbal: bambini senza paura, diretto dal franco-italiano Michel Fuzellier e dall’iraniano Babak Payami (Il voto è segreto), coprodotto dall’italiana Gertie di Franco e Fulvia Serra e dalla francese 2d3D.
E di coraggio ne ha avuto davvero il piccolo pakistano Iqbal Masih per sfidare il padrone che lo aveva incatenato e sfruttato nella fabbrica-prigione dove si fabbricavano tappeti, utilizzando bambini di appena 5 anni, come lui. Coraggio che l’ha fatto partecipare, assieme ai suoi piccoli compagni schiavi, a una manifestazione per la liberazione dal lavoro minorile (secondo i dati Unicef sono 150 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni sfruttati nel mondo, soprattutto in Africa e Asia). Coraggio che l’ha fatto diventare un ambasciatore nel mondo dei diritti violati dell’infanzia (storica la sua conferenza tenuta al palazzo di Vetro dell’Onu); fino al sacrificio della propria vita, quando in una domenica dell’aprile del 1995, verrà ucciso dai sicari della «mafia dei tappeti».
Di coraggio e di tenacia ce n’è voluto anche per realizzare questo film: un progetto nato oltre dieci anni fa (quando la Gertie, nel 2002, acquistò i diritti del libro di Francesco D’Adamo, Storia di Iqbal, E.Elle edizioni che raccontava la storia del piccolo pakistano.
Il progetto, presentato al Cartoon Movie del 2005, dopo varie vicissitudini produttive e burocratiche (Rai Fiction che, inizialmente, sembrava interessata, si è persa tra i ricorrenti cambi di gestione e direzione); dopo diverse stesure della sceneggiatura è finalmente arrivato in porto. E il risultato è più che soddisfacente, almeno a giudicare dall’entusiasmo sfrenato che il giovane pubblico della sala ha dimostrato esultando e applaudendo le scene più significative del cartoon.
Vedremo ora, come il film andrà alla prova delle sale (uscita prevista il prossimo 19 novembre, vigilia della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: tra i partner produttivi c’è anche l’Unicef); e a quella delle molte scuole e istituzioni che già si sono fatte avanti per proiettarlo al pubblico di bambini e ragazzi.
Il cartoon, ovviamente, si distacca molto dalla vicenda reale e dal libro a cui si è ispirato e racconta la storia tenendo conto del pubblico a cui si rivolge. Introduce elementi avventurosi, fa uso delle consuete spalle «comiche» (in questo caso una capretta) e riserva un classico lieto fine. Ma il messaggio, come si dice, alla fine passa e la lotta di Iqbal e dei suoi compagni di sventura e poi d’avventura (Fatima, Emerson, Maria, Ben, Salman e Karim) contro il perfido padrone Guzman e la sua complice moglie Sarin (straordinariamente doppiata da Paolo Poli) si realizza proprio attraverso una progressiva presa di coscienza.
Iqbal, che inizialmente si era fatto tentare a lavorare per Guzman (in cambio dei soldi per comperare le medicine che servivano per curare il fratello malato), si ritrova letteralmente incatenato al telaio per tessere un prezioso tappeto Bangapur. Piano piano riuscirà a convincere i dubbiosi e perfino ostili compagni e a guidarli, dopo una serie di colpi di scena, alla liberazione finale.
Michel Fuzellier, con una grande esperienza d’illustratore e animatore (ha lavorato per quasi tutti i film animati diretti da Enzo D’Alò, da La gabbianella e il gatto al Pinocchio su disegni di Lorenzo Mattotti e ha firmato parecchie serie per la tv, tra le quali la recente Sbrain), si cimenta per la prima volta con buon risultato nella regia del lungometraggio, sostenuto da una schiera di bravi collaboratori (Chiara Molinari tra questi) per i disegni e gli sfondi.
E proprio gli sfondi, realizzati con una grafica che simula la trama della carta colorata, ci sembrano più convincenti rispetto alla caratterizzazione dei personaggi, in qualche caso un po’ legnosi e troppo caricaturali (soprattutto gli adulti). Come assai godibili sono le eleganti sequenze dei sogni (realizzate con la tradizionale animazione in 2D) e firmate dalla bravissima illustratrice Valeria Petrone. E se Iqbal ha guidato i suoi compagni alla riscossa, ci auguriamo che la sua versione animata riesca a riscattare l’animazione italiana da una fase di sonnolenza, produttiva e ideativa, durata anche troppo.
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