Fantasticherie di un giovane regista

In sala dal 26 novembre l’opera prima di Paolo Gaudio. Un film di animazione che mette insieme tre storie intorno ad un “magico” libro incompiuto, come quello del grande Jean-Jacques Rousseau…

Fantasticherie-di-un-passeggiatore-solitario-recensione-Buone notizie. Escono in contemporanea nelle sale due nuovi film italiani: e sono due film d’animazione. Il primo è Iqbal: bambini senza paura (coproduzione con la Francia dell’italiana Gertie, diretto da Michel Fuzellier e da Babak Payami) di cui abbiamo scritto in occasione dell’anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Il secondo – non è un film tutto-animato ma usa buone dosi di stop-motion – è Fantasticherie di un passeggiatore solitario, di Paolo Gaudio, prodotto da Smart Brands e distribuito da Mediaplex.

Già un piccolo cult-movie prima di uscire, soprattutto per merito dei numerosi riconoscimenti ottenuti in vari festival, tra i quali, il più prestigioso il Grand Prix alla Samain du cinema fantastique di Nizza, le Fantasticherie dell’esordiente, nel lungometraggio, Paolo Gaudio (1981) è un’opera a più strati, quasi tre film diversi nello stesso contenitore. Ovviamente le vicende sono unite da un unico filo che poi è il sogno di libertà perseguito dai tre personaggi: uno scrittore Jean-Jacques Renou (Luca Lionello) che vive nel 1876, isolato in una piccola stanza (nel film si adombra che sia l’anziano e malato filosofo Jean-Jacques Rousseau, al cui libro incompiuto fa riferimento il titolo del film) e ossessionato dalla scrittura del suo libro di Fantasticherie; Theo (Lorenzo Monaco), un giovane dei nostri giorni, laureando in filosofia e con la passione per i libri incompiuti; un bambino sperduto in un bosco senza tempo e che è proprio il protagonista del libro che Renou sta scrivendo e Theo sta leggendo.

A muovere l’azione è la «Fantasticheria n. 23», una delle «ricette» contenute nel libro e che svela come giungere nello straordinario paese dal nome Vacuitas. Parola latina che vuol dire spazio vuoto, ma anche essere libero e ancora privazione, assenza. E, a loro modo, i personaggi del film sono afflitti da questa vacuitas, colpiti come sono stati da dolorose e traumatiche privazioni (il suicidio della moglie dello scrittore che torna a ossessionarlo come fantasma, o il tentato omicidio della madre di Theo da parte di suo padre).
Paolo Gaudio mette insieme tutti questi «strati» ben sostenuto dalla bravura di un nutrito gruppo di collaboratori che lo aiutano a districarsi, nel suo viaggio fantastico, tra live action, claymation (animazione con la plastilina), stop motion (animazione a passo uno) e trucchi in postproduzione.

A parte i debiti, dichiarati dall’autore nei confronti del cinema fantastico e di genere e di molti maestri degli effetti speciali, nelle Fantasticherie di un passeggiatore solitario si ritrovano echi di un certo cinema d’animazione d’autore (la parte in plastilina sul bambino nel bosco) e delle fantasticherie di collage animati di Michel Gondry (la sequenza del volo sulla città di Theo).

Si è detto di un’opera a più strati (non solo tecnici) e dunque, l’ambizione e la sfida di riuscire a tenerli efficacemente insieme era grande. Il film ne risente in qualche lungaggine (soprattutto nella parte live) e in qualche scollamento tra i diversi materiali e le tecniche usate, quasi che il regista fosse indeciso quale scegliere. Ma il tentativo è coraggioso e degno di attenzione. E anche di attesa per una conferma più matura al prossimo film di Paolo Gaudio.